Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/175

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giornata seconda 167

o almeno nell’aver egli stimato impossibile, che ’l sasso potesse muoversi di un moto misto di retto e di circolare; perchè quando e’ non avesse avuto per impossibile che la pietra potesse muoversi al centro e ’ntorno al centro unitamente, egli averebbe inteso che poteva accadere che ’l sasso cadente potesse venir radendo la torre tanto movendosi ella quanto stando ferma, e in conseguenza si sarebbe accorto che da questo radere non si poteva inferir niente attenente al moto o alla quiete della Terra. Ma questo non iscusa altramente Aristotile, non solamente perchè doveva dirlo, quando egli avesse auto tal concetto, essendo un punto tanto principale nel suo argumento, ma di più ancora perchè non si può dir nè che tale effetto sia impossibile nè che Aristotile l’abbia stimato impossibile. Non si può dire il primo, perchè di qui a poco mostrerò ch’egli è non pur possibile, ma necessario: [Aristotile ammette che il fuoco si muova rettamente in su per sua natura ed in giro per participazione.]nè meno si può dire il secondo, perchè Aristotile medesimo concede al fuoco l’andare in su naturalmente per linea retta e ’l muoversi in giro col moto diurno, participato dal cielo a tutto l’elemento del fuoco ed alla maggior parte dell’aria; se dunque e’ non ha per impossibile mescolare il retto in su col circolare, comunicato al fuoco ed all’aria dal concavo lunare, assai meno dovrà reputare impossibile il retto in giù del sasso col circolare, che fusse naturale di tutto ’l globo terrestre, del quale il sasso è parte.

Simp. A me non par cotesta cosa, perchè quando l’elemento del fuoco vadia in giro insieme con l’aria, facilissima anzi necessaria cosa è che una particella di fuoco, che da Terra sormonti in alto, nel passar per l’aria mobile riceva l’istesso movimento, essendo corpo così tenue e leggiero e agevolissimo ad esser mosso; ma che un sasso gravissimo o una palla d’artiglieria, che da alto venga a basso e sia già posta in sua balìa, si lasci trasportar nè da aria nè da altro, ha del tutto dell’inopinabile. Oltre che ci è l’esperienza tanto propria, della pietra lasciata dalla cima dell’albero della nave, la qual, mentre la nave sta ferma, casca al piè dell’albero, ma quando la nave camina, cade tanto lontana dal medesimo termine, quanto la nave nel tempo della caduta del sasso è scorsa avanti; che non son poche braccia, quando ’l corso della nave è veloce.

Salv. [Disparità tra il cader del sasso dalla cima dell'albero della nave e dalla sommità delia torre.]Gran disparità è tra ’l caso della nave e quel della Terra, quando ’l globo terrestre avesse il moto diurno. Imperocchè manifestissima cosa è che il moto della nave, sì come non è suo naturale, così