Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/183

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giornata seconda 175

di lana, il ritardamento sarebbe molto grande; ma in una pietra grave, è piccolissimo: e voi stesso poco fa avete detto che la forza del più impetuoso vento non basta a muover di luogo una grossa pietra; or pensate quel che farà l’aria quieta incontrata dal sasso, non più veloce di tutto ’l navilio. Tuttavia, come ho detto, vi concedo questo piccolo effetto, che può dependere da tale impedimento; sì come so che voi concederete a me che quando l’aria si movesse con l’istessa velocità della nave e del sasso, l’impedimento sarebbe assolutamente nullo. Quanto all’altro, del sopravegnente moto in giù, prima è manifesto che questi due, dico il circolare intorno al centro e ’l retto verso ’l centro, non son contrarii nè destruttivi l’un dell’altro nè incompatibili, perchè, quanto al mobile, ei non ha repugnanza alcuna a cotal moto: chè già voi stesso avete conceduto, la repugnanza esser contro al moto che allontana dal centro, e l’inclinazione, verso il moto che avvicina al centro; onde necessariamente segue che al moto che non appressa nè discosta dal centro, non ha il mobile nè repugnanza nè propensione nè, in conseguenza, cagione di diminuirsi in lui la facultà impressagli: e perchè la causa motrice non è una sola, che si abbia, per la nuova operazione, a inlanguidire, ma son due tra loro distinte, delle quali la gravità attende solo a tirare il mobile al centro, e la virtù impressa a condurlo intorno al centro, non resta occasione alcuna d’impedimento.

Simp. Il discorso veramente è in apparenza assai probabile, ma in essenza turbato un poco da qualche intoppo mal agevole a superarsi. Voi in tutto ’l progresso avete fatta una supposizione, che dalla scuola peripatetica non di leggiero vi sarà conceduta, essendo contrariissima ad Aristotile: e questa è il prender come cosa notoria e manifesta che ’l proietto separato dal proiciente continui il moto per virtù impressagli dall’istesso proiciente, la qual virtù impressa è tanto esosa nella peripatetica filosofia, quanto il passaggio d’alcuno accidente d’uno in un altro suggetto: nella qual filosofia si tiene, [Il proietto, secondo Aristotile, non è mosso da virtù impressa, ma dal mezo.]come credo che vi sia noto, che ’l proietto sia portato dal mezo, che nel nostro caso viene ad esser l’aria e però se quel sasso, lasciato dalla cima dell’albero, dovesse seguire il moto della nave, bisognerebbe attribuire tal effetto all’aria, e non a virtù impressagli: ma voi supponete che l’aria non séguiti il moto della nave, ma sia tranquilla.