Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/200

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192 dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.

nità al termine C, cioè allo stato della quiete; e finalmente s’intende come in ultimo tal moto andrebbe a terminar nel centro della Terra A.

Sagr. Intendo perfettamente il tutto, nè posso credere che ’l mobile cadente descriva col centro della sua gravità altra linea che una simile.

Salv. Ma piano, signor Sagredo; chè io ho da portarvi ancora tre mie meditazioncelle, che forse non vi dispiaceranno. [Mobile cadente dal- la cima della torre si muove per la circon- ferenza d un cerchio.]La prima delle quali è, che se noi ben consideriamo, il mobile non si muove realmente d’altro che di un moto semplice circolare, sì come quando posava sopra la torre pur si muoveva di un moto semplice e circolare. [Non si muove più nè meno che se fusse restato là su.]La seconda è ancora più bella: imperocchè egli non si muove punto più o meno che se fusse restato continuamente su la torre, essendo che a gli archi C F, F G, G H, etc., che egli avrebbe passati stando sempre su la torre, sono precisamente eguali gli archi della circonferenza C I rispondenti sotto gli stessi C F, F G, G H, etc. Dal che ne séguita la terza meraviglia: [Si muove di moto equabile, e non acce- lerato.]che il moto vero e reale della pietra non vien altrimenti accelerato, ma è sempre equabile ed uniforme, poichè tutti gli archi eguali notati nella circonferenza C D ed i loro corrispondenti segnati nella circonferenza C I vengono passati in tempi eguali. Talchè noi venghiamo liberi di ricercar nuove cause di accelerazione o di altri moti, poichè il mobile, tanto stando su la torre quanto scendendone, sempre si muove nel modo medesimo, cioè circolarmente, con la medesima velocità e la medesima uniformità. Or ditemi quel che vi pare di questa mia bizzarria.

Sagr. Dicovi che non potrei a bastanza con parole esprimer quanto ella mi par maravigliosa: e per quanto al presente mi si rappresenta all’intelletto, io non credo che il negozio passi altrimenti; e volesse Dio che tutte le dimostrazioni de’ filosofi avesser la metà della probabilità di questa. Vorrei bene, per mia intera sodisfazione, sentir la prova come quelli archi sieno eguali.

Salv. La dimostrazion è facilissima. Intendete esser tirata questa linea I E; ed essendo il semidiametro del cerchio C D, cioè la linea C A, doppio del semidiametro C E del cerchio C I, sarà la circonferenza doppia della circonferenza, ed ogn’arco del maggior cerchio doppio di ogni arco simile del minore, ed in conseguenza la metà dell’arco del cerchio maggiore eguale all’arco del minore: e perchè l’angolo C E I, fatto nel centro E del minor cerchio e che insiste su l’arco C I,