Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/23

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avvertimento. 15

condo il medesimo ordine con cui si seguono nell’autografo; ma per la tristissima condizione di alcune di quelle carte, le quali vanno ogni giorno più deperendo, la nostra lezione presenta qualche lacuna, nè potè sempre esser sicura. Il lettore è però avvertito d’ogni incertezza: poichè le parole o lettere che non si leggono più nel manoscritto, almeno intere, ma che o si ricostruiscono con sicurezza sulle reliquie rimaste, o, ad ogni modo, si congetturano senza che possa rimanere alcun dubbio (quando sia andata perduta una sola lettera tra altre conservate), le abbiamo racchiuse tra parentesi quadre, stampandole in carattere tondo; quelle parole invece che oggi nè si leggono nè si possono congetturare per indizi di fatto, ma che noi accogliamo sulla fede di altri studiosi, i quali si giovarono di quel manoscritto prima di noi, furono stampate in carattere corsivo e pur racchiuse tra parentesi quadre, e per ciascun frammento fu avvertito in nota sull’autorità di chi furono supplite quelle lacune1; da ultimo, abbiamo indicato con puntolini altre lacune che non potemmo in alcun modo riempire, o perchè neppure a coloro che ci precedettero riuscì di legger nulla in quei luoghi, o anche perchè non ci parve probabile che essi avessero letto esattamente. Appiè di pagina annotiamo qualche materiale errore caduto dalla penna di Galileo e che correggiamo nel testo, nonchè qualche altra particolarità dell’autografo.

Al Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo e ai frammenti che gli appartengono, seguono nel presente volume due scritture di due oppositori del sistema Copernicano, che fornirono materia a note e postille di Galileo.

Mentre infatti questi attendeva alla sua opera, andava raccogliendo, col mezzo degli amici, ciò che su quegli stessi argomenti s’era pubblicato e si pubblicava: quindi i suoi corrispondenti Elia Diodati e Pietro Gassendi, avendo saputo da Giovanni Battista Morin, professore di matematiche in Parigi2, ch’egli preparava una scrittura sulla questione della quiete e del moto della Terra, accettarono ben volentieri la sua proposta, di mandarne un esemplare a Galileo. Il Morin, il quale pretendeva di addurre ragioni nuove contro il Copernico e ambiva che fossero vedute quanto prima da Galileo, si affrettò a inviare l’opera mentre ancora non era per intero stampata: ma, nonostante che la Famosi et antiqui prohlematis de Telluris motu vel quiete hactenus optata solutio sia stata pubblicata nel 16313, la copia spedita al Nostro non pervenne nelle sue mani che quando da sei mesi il Dialogo era uscito alla luce; del che Galileo mostrò rincrescimento, dichiarando, in una lettera del 15 gennaio 1633 al Diodati ed al Gassendi, che se il libro del Morin gli fosse giunto in tempo, ne avrebbe tenuto conto4. Allorchè

  1. ( Nell’edizione padovana del 1744 (Opere di Galileo Galilei ecc. Tomo IV. In Padova, MDCCXLIV. Stamperia del Seminario, appresso Gio. Manfrè), procurata dall’ab. Giuseppe Toaldo, che per primo si giovò dell’esemplare del Seminario di Padova, furono omessi alcuni frammenti. L’edizioni posteriori seguirono la padovana, ma non ripresero in esame esemplare, anzi trascurarono talune aggiunte che nella padovana si leggono. Tutti i frammenti autografi furono pubblicati per la prima volta nel 1879 da A. Favaro nella citata memoria Le aggiunte autografe ecc. Per quei frammenti che furono dati nell’edizione del 1744 e poi riprodotti dal Favaro, citiamo tutt’e due l’edizioni quando alcune parole o lettere, oggi illeggibili, poterono esser lette anche dal più recente editore; quando invece questi già si riporta all’edizione del 1744, citiamo quest’ultima senz’altro.
  2. Intorno al Morin puoi vedere La vie de maistre Jean Baptiste Morin, natif de Ville— Franche en Baviolois, ecc. A Paris, chez Jean Henault, M.DC.LX.
  3. Famosi et antiqui problematis de Telluri motu vel quiete hactenus optata solutio. Ad Eminentissimum Cardinalem Richelium, Ducem et Franciae Parem. A Ioanne Baptista Morino, apud Galles e Belleiocensibus Francopolitano, Doctore Medico atque Regio Parisiis Mathematum Professore. Terra stat in artertografi num, Sol oritur et accidit. Ecclesiast. cap. I. Parisiis, apud Authorem, iuxta Pontem novum, in platea Delphina, domi cui nomen l’Eseu de France. M. DC.XXXI. — L’Approbatio operis, in fine del libro, è del 2 settembre 1631; il Privilege du Roy, del 10 novembre; la dedica al card. Richelieu, dell’8 dicembre,
  4. Biblioteca d’Inguimbert a Carpentras, Coll. Peiresc, XLI, II. — Il Morin in una lettera a Galileo del 15 novembre 1634 (Mss. Gal., Par. IV, T. V, car. 34)