Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/25

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avvertimento. 17

le Note1, pubblicate di su l’autografo2, del quale si registra appiè di pagina qualche materiale errore di penna, che abbiam corretto nel testo. Dove poi Galileo, indicando i passi della Solutio presi in esame, cita le pagine della stampa del 1631, noi, per agevolare i riscontri, aggiungiamo tra parentesi quadre la citazione delle pagine e linee della nostra edizione alle quali quei passi si leggono; aggiunta questa, che abbiamo stimato opportuno di fare anche, in tutti i casi analoghi, nelle altre scritture che tengono dietro alla Solutio.

Diversamente da quello che ci fu concesso di fare con l’opera del Morin, dovemmo procedere con le Esercitazioni Filosofiche di Antonio Rocco, poichè queste, come già nel titolo annunziano, «versano in considerare le posizioni ed obiezzioni che si contengono nel Dialogo del Signor Galileo Galilei Linceo contro la dottrina d’Aristotile», e furono argomento non solo di brevi postille, ma anche di una distesa risposta (sebbene non compiuta) da parte del Nostro; onde siamo stati costretti a riprodurle per intero.

Le Esercitazioni Filosofiche3 del peripatetico Antonio Rocco4 sono una tra le parecchie scritture degli Aristotelici che furono suscitate dalla pubblicazione del Dialogo, in cui la loro dottrina era con tante armi oppugnata. Uscite alla luce in sulla fine del 1633 (la dedica ad Urbano VIII è del 7 dicembre), Bonaventura Cavalieri in una lettera del 10 gennaio dell’anno seguente ne dava notizia a Galileo5, che si affrettava a leggerle e ne riceveva subito la più sinistra impressione6, sia per le insulse argomentazioni dell’avversario, sia per i termini con cui questi parla di lui. Il Nostro, che sempre era stato assai sensitivo alle contradizioni e lo era più che mai in questo momento, in cui, penitenziato dall’Inquisizione, avrebbe voluto che gli avversari si astenessero da qualunque opposizione la quale potesse ritardare la grazia attesa da Roma, deve aver subito formato il concetto di rispondere: e alla risposta s’andava preparando nel modo ch’egli soleva, cioè col postillare sui margini il libro del Rocco. Fra Fulgenzio Micanzio scriveva su tal proposito a Galileo il 25 febbraio 1634: «Il pensiero di V. S. di non far altro che note brevi e marginali al libro mi piace, e si potrà far ristampare con quelle. Ma perchè in alcuni luoghi la margine non bastarà, direi che facesse legare il libro con alcune carte bianche fra mezo li fogli, che così averà comodità di notare il puoco e ’l molto, e puoi si rissolverà»7. Possiamo dire che Galileo si attenesse appunto al consiglio di Fra Fulgenzio; poichè, oltre alle note marginali alla scrittura del Peripatetico, stese alcuni tratti di una più ampia risposta, alla quale però mantenne il carattere di postille (e così egli stesso le chiamava8) a singoli passi delle Esercitazioni: postille non di poche parole o di poche linee, ma che si allargano per più pagine e in cui sono

    a pag. 554, lin. 38 — pag. 555, lin. 4, e che sono presi in considerazione nelle Note; e inoltre i seguenti passi, a’ quali non si riferisce alcuna Nota: pag. 553, lin. 36 e seg., pag. 554, lin. 1-7 e lin. 13-14, pag. 556, lin. 11-14, pag. 559, lin. 23-24.

  1. Furono pubblicate per la prima volta da B. Boncompagni, Note di Galileo Galilei ad un’opera di Giovanni Battista Morin, nel Bullettino di Biblio- grafia e di Storia delle scienze matematiche e fisiche, Tomo VI, 1873, pag. 52-60.
  2. Abbiamo racchiuso tra parentesi quadre le pa- role o lettere che non si possono più leggere per guasti del manoscritto, ma che si suppliscono con sicurezza.
  3. Esercitationi filosofiche di D. Antonio Rocco, filosofo peripatetico. Le quali versano in considerare le positioni & obiettioni che si contengono nel Dialogo del Signor Galileo Galilei Linceo contro la dottrina d’Aristotile. Alla Santità di N. S. Papa Urbano VIII, In Venetia, M. DC. XXXIII. Appresso Francesco Babà, Con licenza de’ Superiori e privilegio.
  4. Intorno al Rocco vedi A. Favaro, Gli oppositori di Galileo— I.— Antonio Rocco, negli Atti del R. Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, Tomo III, Serie VII, 1892, pag. 615-636.
  5. Mss. Gal., Par. VI, T. XII, car. 43.
  6. Apparisce chiaramente dalla lettera del Cavalieri a Galileo del 14 febbraio 1634 (Mss. Gal., Par. VI, T. XII, car. 53).
  7. Mss. Gal., Par. VI, T. XII, car. 55.
  8. Vedi in questo volume, pag. 721, lin. 15. Anche il Micanzio, nelle lettere a Galileo, le chiama sempre postille o apostille.