Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/298

Da Wikisource.
290 dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.

vengono, ci posson eglin servire per farci conoscer le diverse nature di quelle tali cose?

Simp. [Da gli accidenti comuni non si possono conoscere le nature diverse.]Signor no, anzi tutto l’opposito, perchè dall’identità delle operazioni e degli accidenti non si può argumentare salvo che una identità di nature.

Salv. Talchè le diverse nature dell’acqua, della terra, dell’aria, e dell’altre cose che sono per questi elementi, voi non l’arguite da quelle operazioni nelle quali tutti questi elementi e loro annessi convengono, ma da altre operazioni: sta così?

Simp. Così è in effetto.

Salv. Talchè quello che lasciasse ne gli elementi tutti quei moti, operazioni ed altri accidenti per i quali si distinguono le lor nature, non ci priverebbe del poter venire in cognizione di esse, ancorchè e’ rimovesse poi quella operazione nella quale unitamente convengono, e che perciò non serve nulla per la distinzione di tali nature.

Simp. Credo che il discorso proceda benissimo.

Salv. Ma che la terra, l’acqua e l’aria siano da natura egualmente costituite immobili intorno al centro, non è opinione vostra, dell’autore, di Aristotile, di Tolomeo e di tutti i lor seguaci?

Simp. È ricevuta come verità irrefragabile.

Salv. Adunque da questa comune natural condizione, di quietare intorno al centro, non si trae argomento delle diverse nature di questi elementi e cose elementari, ma convien apprender tal notizia da altre qualità non comuni; e però chi levasse a gli elementi solamente questa quiete comune e gli lasciasse loro tutte l’altre operazioni, non impedirebbe punto la strada che ne guida alla cognizione delle loro essenze: ma il Copernico non leva loro altro che questa comune quiete, e glie la tramuta in un comunissimo moto, lasciandogli la gravità, la leggierezza, i moti in su, in giù, più tardi, più veloci, la rarità, la densità, le qualità di caldo, freddo, secco, umido, ed in somma tutte l’altre cose: adunque un tal assurdo, qual s’immagina questo autore, [il convenir gli eiementi in un moto comune non importa più o meno che il convenire in una quiete comune.]non è altrimenti nella posizion Copernicana; nè il convenire in una identità di moto importa più o meno che il convenire in una identità di quiete, circa ’l diversificare o non diversificar nature. Or dite se ci è altro argomento in contrario.

Simp. [ Corpi dei medesimo genere hanno moti che convengono in genere.]Séguita una quarta instanza, presa pur da una naturale osservazione, che è che i corpi del medesimo genere hanno moti che