Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/395

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giornata terza. 387

una delle 2160 parti di quello che ci si mostra adesso, la distanza sua converrebbe esser 2160 volte maggiore di quello che è ora in effetto; che è quanto dire che la distanza delle fisse della sesta grandezza sia 2160 semidiametri dell’orbe magno. E perchè la distanza del Sole dalla Terra contiene di comune assenso 1208 semidiametri di essa Terra, e la distanza delle fisse (come si è detto) 2160 semidiametri dell’orbe magno, adunque molto maggiore (cioè quasi il doppio) è il semidiametro della Terra in comparazione dell’orbe magno, che ’l semidiametro dell’orbe magno in relazione alla distanza della sfera stellata; [Nelle stelle fìsse la diversità d'aspetto, cagionata dall'orbe magno, poco maggiore della cagionata dalla Terra nel Sole.]e per ciò la diversità di aspetto nelle fisse, cagionata dal diametro dell’orbe magno, poco più osservabile può esser di quella che si osserva nel Sole, derivante dal semidiametro della Terra.

Sagr. Questa, per il primo scalino, fa un gran calare.

Salv. [stella della sesta grandezza posta da Ticone e dall'autor del libretto diecimilioni di volte maggiore del bisogno.]Fallo veramente; poi che una stella fissa della sesta grandezza, che al computo di questo autore bisognava, per mantenimento del detto del Copernico, che fusse grande quanto tutto l’orbe magno, co ’l porla solamente eguale al Sole, il qual Sole è minore assai della diecimilionesima parte di esso orbe magno, rende la sfera stellata tanto grande e alta, che basta per rimuovere l’instanza fatta contro esso Copernico.

Sagr. Fatemi, di grazia, questo computo.

Salv. [Computo della grandezza della fissa rispetto all'orbe magno.]Il computo è facile e brevissimo. Il diametro del Sole è undici semidiametri della Terra, ed il diametro dell’orbe magno contiene, de i medesimi, 2416, per detto comune delle parti; talchè il diametro dell’orbe contiene quel del Sole 220 volte prossimamente: e perchè le sfere sono tra di loro come i cubi de i lor diametri, facciamo il cubo di 220, che è 10.648.000, ed averemo l’orbe magno maggior del Sole dieci milioni seicentoquarant’ottomila1 volte; al qual orbe magno diceva quest’autore dover essere eguale una stella della sesta grandezza.

Sagr. L’error dunque di costoro consiste nell’ingannarsi sommamente nel prender il diametro apparente delle stelle fisse.

Salv. Cotesto è l’errore, ma non è solo: e veramente io resto grandemente ammirato come tanti astronomi, e pur di gran nome,

  1. L’ediz. originale legge, alle lin. 17-18, centoseimilionesima; nella postilla marginale di fronte alla lin. 14, centoseimilioni; alla lin. 26, 106480000, e alla lin. 27, centoseimilioni e quattrocent’ottantamila. In questi due ultimi luoghi però Galileo stesso corresse di sua mano, nell’esemplare posseduto dalla Biblioteca del Seminario di Padova, 10648000 e dieci milioni seicentoquarant’ottomila, sebbene omettesse di correggere negli altri due passi, a’ quali pure noi abbiamo estesa la correzione.