Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/570

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NOTE PER IL MORINO.


Alla fac. 5 [pag. 550, lin. 28-31]. Rispondesi che Aristotile e Tolomeo sarebbero stati col Copernico, se avessero auto cognizione delle osservazioni e ragioni che mossero il Copernico; le quali non essendo state nè confutate nè anco vedute da quelli, snervano la loro autorità.

fac. 8 [pag. 551, lin. 1-6]. Voi ammirate il sistema Copernicano, e chiamate grandissimi uomini i suoi seguaci, e confessate di avervi auto inclinazione; però non doveresti chiamarlo altre volte vanità, e quivi ancora error grave.

fac. 13 [pag. 551, lin. 17-27]. Nota dunque quello che dice S. Agostino, cioè che non si deve pervertire il senso litterale mentre non repugni alla ragione: dal che si cava che prima bisogna con ragione provare quello che sia del moto o quiete del e della Terra, e poi considerare se si possa o debba alterare il senso delle parole della Scrittura. In quel che segue, quanto t’inganni, Morino mio, a credere che al vulgo sia così facile il credere che la Terra si muova e stia fermo il cielo, come creder l’opposito!

fac. 25 [pag. 552, lin. 19-25]. Chiama vanità le ragioni; ed altrove ha detto, il Copernico aver tanto esattamente reso ragioni del suo sistema. Dice appresso, voler provar la stabilità della Terra con ragioni nuove e necessarie, e non con le usate vanamente sin qui: son dunque convinti Aristotile e Tolomeo.

fac. 31, 32 [pag. 555, lin.8 e seg.]. Per quello che qui vien detto, si risponde che il moto delle fìsse si reputa falso per quello che ci mostrano gli altri corpi mobili, de i quali siamo certi che i mossi per