Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/609

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di antonio rocco. 601

un altro corpo o superficie, non saranno impedite, ma in sè stesse si restringerebbono: e poi ciò non si può supporre del primo primo corpo, il qual (dico) sia messo per base o prima pietra nella fabrica del mondo; di questo si parla, ed io ho posto per figura la Terra, ed a voi sia lecito assignare quello che più vi aggrada per primo, e vedrete l’istesso assurdo manifesto. Ma dite meco, e con maggior maraviglia: se prima Iddio avesse formati i corpi mondiali fuora del mondo, e poi per moto retto condottigli a i suoi luoghi, sarebbe stato più il disfacimento che l’opra, più il disordine che l’ordine. Veniamo a pratticarlo. Sia posta in primo luogo, per essempio, la Terra, o quel corpo che vi piace. Ella veniva prima (come abbiam detto) per piani declivi retti; finisce il moto retto, e resta nel suo luogo. Venga l’acqua nel medesimo modo: suppone un’altra machina che la sostenti e ritardi nella declività; questa, per mettersi in giro, deve diffondersi e circondar la Terra. Così l’aria per circondar l’acqua, il fuoco per l’aria, i cieli per gli elementi e per circondar l’un l’altro. Dunque, o non erano formati nelle lor proprie figure, ma era una sola massa di ciascuno informe, nè si possono dir corpi formati atti a moversi, mancandogli la parte più distinta, che è la figura; overo, se erano sferici, nel voler accommodarsi in giro l’uno dell’altro, devono disconciarsi, e di solidi diventar concavi, nè avrebbono di sua natura la figura, ma la riceverebbono a caso, come la cera il sigillo, ed in questo modo sarebbono indistinti, informi, non fatti, bisognosi di esser in mille maniere resarciti: e così nell’acconciar, per essempio, la sfera del ciel stellato intorno a quella di Saturno bisognò disfar tutta quella machina, tornar ad ammassar le stelle, e poi stenderla con esse sopra la forma precedente, nel modo che si formano le statue a colo sopra forme di bronzo o di legno. Dunque, se ben quel tal corpo si fusse prima mosso di moto retto per venir al suo luogo, non gli poteva quello servir per il circolare, perchè bisognava disfarlo per metterlo intorno all’altro, e nel disfarsi il mobile non resta nè meno il suo moto; talchè se ben si moverà di circolare, non avrà però questo per dipendenza dal retto precedente annullato. Che vi pare? Non vedete che nel far il mondo di novo, ne supponete un altro ripieno di botteghe, di machine, di confusioni e di disordine? cose che non hanno punto di verisimile. Non è più convenevole accommodar il nostro intelletto alle cose intelligibili, che stirachiar quelle (anzi stracciarle), per puro capriccio o per vana aura di gloria, alle nostre fantasie? Non è egli più ragionevole il dire, che essendo l’istesso Iddio che fu ab eterno, sia anco l’istessa natura che fu? e che ella altro non sia che instromento dell’istesso Dio, immutabile dalla Sua immutabilità, ordinato dalla Sua sapienza? e forse Iddio e la natura differiscono solo di nome, con accidental diversità negli effetti? cioè, che dicendo Iddio, s’intenda quella entità suprema, prima, independente, unica in sè stessa, infinita, ottima, felicissima, e natura sia egli medesimo, con gli stromenti delle cagioni seconde che a Suo voler impiega? E se