Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/622

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614 esercitazioni filosofiche

8. Di qui passo all’ottava, dicendo che la soluzione del vostro Simplicio non è buona: ma ciò non importa nè a voi nè a me, ed io l’accenno solamente per non interromper l’ordine.

9. Mentre poi dice che la contrarietà è tra corpi corruttibili, che si muovono di moto retto, non di circolare, e voi soggiungete (e sia nella nona parte), se risieda la contrarietà nel corpo corruttibile, e rispostovi di no, aggiungete «Dunque l’incorruttibilità che risiede (secondo voi) nel cielo, avendo per contraria la corruttibilità de gli elementi, farà che il cielo (posto pur da voi incorruttibile) sia corruttibile»; al che è stato risposto a pieno di sopra, ed ora replico non nugatoriamente, ma per mostrar confermato il vostro argomento così efficace e far io veder l’espressa vostra intenzione, acciò chi non ha letto il vostro libro non pensasse che fusse posto per modo di argumentare, come si suole nelle materie scolastiche. Risponde di più Simplicio, che non basta l’esser contrario, ma bisogna che i contrarii si tocchino; al che non occorre dir altro, nè in ben nè in male.

10. La decima è, che per cagion di rarità e densità dovrebbono esser corruttibili i cieli, essendo queste affezzioni contrarie, già che sono principii di moti contrarii etc. Io vi rispondo, che se di sua natura fussero questi affetti cagione di contrarii effetti, io non sarei restivo in concedervi che ancor essi fussero contrarii, ed il vostro argomento non mi dispiacerebbe; anzi mille volte che in simili occasioni l’ho sentito apportare, mi è parso più efficace di molti i quali a questo proposito si sogliono addurre: ma la verità è che tali sorti di accidenti non sono per sua natura cagione di movimenti contrarii, ma accidentalmente solo. E mi dichiaro. La quantità di mole non ha in sè stessa attività alcuna, anzi, a guisa di informe materia, dopo aver terminato i corpi naturali, ed elementari e celesti, presta solo capacità a gli accidenti che in tali corpi devono soggettarsi: per questo è communissima a tutti, nè induce (come tale) distinzione da corpo a corpo; essi accidenti però, che in quella si ricevono, possono più o meno esser intensi o vigorosi, conforme alla mole maggiore o minore, più o meno densa. La densità, dunque, e la rarità sono pure quantità con vario sito, cioè con minore o maggiore approssimazione delle parti: denso è quello che ha le parti più unite; raro, che le ha più disperse: perciò non è possibile che abbino operazione alcuna, nè per conseguente siano attivi principii di moto, ma accidentalmente solo e di essi moti e de gli altri accidenti ancora, massime de gli attivi: sì che le operazioni provengono dalle forme, e nella quantità, sia rara o densa, si fondano, e secondo che più o meno in tal quantità possono unirsi, sono più o meno efficaci nell’operare; ed in questa maniera il raro e denso sono disposizioni senza azzione, nelle quali la virtù operativa si fonda; talchè se non ci sarà tal virtù, siano pur rari o densi i corpi, non perciò avranno operazione: ed eccovene gli essempi manifesti. Sia, quanto esser si voglia, denso un globo di fuoco; non descenderà giamai, anzi più salirà che il men ’denso o che non farà una favilla, 40