Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/629

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di antonio rocco. 621

drizzate all’uso, al commodo, al beneficio dell'uomo; dunque in cielo, nella Luna o in altri pianeti sarebbono inutili, chi non volesse dire che ancora in quei luoghi siano uomini che godano di quei frutti. Al che rispondete che non sapete che nella Luna si faccino pioggie, venti, nuvole, e molto meno uomini etc.; ma però non si deve concludere che non vi siano e vi si generino altre cose diverse dalle nostre, e lontanissime dalla nostra imaginazione e del tutto da noi inescogitabili. E come un che sia nato in una selva immensa tra fiere ed uccelli, che non avesse cognizion alcuna dell’elemento dell’acqua, non gli potrebbe cadere nell’imaginazione che si trovasse in natura un altro mondo diverso dalla io terra, pieno di animali li quali senza gambe e senz’ali velocemente camminino non solamente sopra la superficie, come le fiere sopra la terra, ma per entro tutta la profondità, e si fermino ove lor piace, il che non possono fare gli uccelli in aria, e che quivi, di più, abitano ancor uomini, vi fabricano palazzi e città, hanno commodità nel viaggiare, che senza niuna fatica vanno con tutta la famiglia, e con la casa e con le città intere, in lontanissimo paese, nè questo tale si potrebbe mai imaginare i pesci, l'oceano, le navi, le flotte, l’armate, etc.; così molto più nella Luna possono esser sostanze diverse, etc. Fin qui voi: è ormai tempo di rispondere con ordine.

1. Per risposta, dunque, della prima posizione vostra, io pongo questo fondamento: che se il cielo fusse corruttibile, sarebbe di più facile corruzzione, quasi in infinito, di quel che sia la Terra; perchè, essendo egli sopra la sfera del fuoco, sarebbe senza dubbio più tenue più cedente e più sottile assai della nostra aria (argomento preso da voi, Sig. Galileo, e son vostre istesse tutte le parole), onde in esso si farebbono corrtizzioni amplissime, come quelle (che pur dite di veder voi) maggiori del sino Mediterraneo, dell’Asia e dell’Africa ancora, tal che sarebbono senza fallo visibilipostille 1: il che non accade della Terra, che, per esser densissima, tenacissima e durissima, difficilmente soggiace alla corruzzione, ed appena in qualche sua picciolissima parte si corrompe a fatto: e così la vostra comparazione non corre. In oltre, se fusse corruttibile il cielo, sarebbe anco dissipabile come l' aria, e tanto più quanto fusse più tenue, e gli accaderebbe dissiparsi di fatto continuamente per le generazioni continue che ivi si facessero, le quali non possono esser eccetto che per contrarli eccitanti e violenti: ed in questa maniera sarebbono le stelle agitate qua e là, mutarebbono sito, nè serverebbono egual distanza fra loro nè alcun moto regolare, appunto come accade delle comete overo di altre impressioni ignite che si fanno nell’aria. Nè mi opponiate la vastità della lor mole, perchè all’ampiezza de’ cieli agitati ed agitanti son piccolissime e tenui ancor esse. Nè dentro a corpo sì raro e sì cedente (quale sarebbe

  1. quasi che le corruzzioni che si fanno nel? aria e nell’acqua siano molto visibili.