Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/632

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624 esercitazioni filosofiche

altri nel cielo, avreste il pregio di operare e vedere, ma non di più egregiamente filosofare: anzi avendo per vantaggio e per scorta la vista, niun vostro errore sarebbe, intorno a questo, escusabile, e grande la lode de gli altri, che in cose non viste discorrano egregiamente e meglio anco di voi, come si può vedere dal paragone.

2. La comparazione è fra le posizioni Aristoteliche e le vostre, che io intendo esser per nulla. Quanto a gli accidenti ed osservazioni che avemo nel nostro secolo circa il cielo, se voi realmente con dimostrazione infallibile proverete che siano successi nell'interno de’ corpi celesti, non ha dubbio alcuno che Aristotile mutarebbe opinione: già esso non intende ricercar altro che il vero, e quello io specialmente che ha per fondamento la cognizione del senso; egli stesso in molti luoghi lo dice, come sapete benissimo. Anzi non solo bisognerebbe mutar opinione circa l’incorruttibilità de’ corpi celesti, ma rivolger sossopra i primi principii delle cose naturali, e dire (all’opposito di quel che a piena bocca diciamo, cioè che operi la natura ordinatamente sempre nell'istessa maniera) che sia essa natura più variabile, più incostante, più cieca, più capricciosa, della fortuna medesima: già fa corpi vastissimi celesti (dico delle nuove stelle), e poi di lì a poco tempo gli distrugge; il che non ha fatto mai per il passato. Voi però durarete fatica a dimostrarlo; dalle instanze lo conoscerete: già le dimostrazioni sono insolubili, né patiscono instanze. Veniamo pur alla prattica.

3. Dite che nel cielo si sian visti, e si veggan tuttavia, accidenti simili a quelli che noi chiamiamo generazioni, e da gli astrologi siano state osservate molte comete generate e disfatte in parti più alte dell’orbe lunare. Al che rispondo (salvo ogni miglior giudizio, a cui sempre mi rimetto; già queste mie fatiche sono puri eserciziipostille 1), che queste tali osservazioni siano state alluccinazioni, cagionate dalla distanza, dalla debolezza della potenza visiva, dalla deformità ed indisposizione del mezo, dall’insufficienza dell’instrumento di altropostille 2. Ma veniamo a’ particolari. Quanto alle comete, elle si producono in molti modi e si posano in diversi siti, come a pieno discorre Aristotile nelle Meteore; ma al nostro proposito se ne deve addurre un solo, degno di esser osservato per la pre- sente difficultà, ed è questo. L’esalazione, di cui si producono le comete, può esser attratta all’insù da alcuna stella del cielo, fissa errante (aggiongo io), sino al-

  1. Voi qui ed in molti altri luoghi vi rimettete a i più intelligenti, e chiamate questa vostra maniera di scrivere esercitazioni per discorrere e imparare; e poi trattate meco tanto imperiosamente e con tanto vilipendio!
  2. ma queste distanza, debolezza di vista, deformità etc. non erano forse al tempo d’Aristotile? e se erano, perchè non potetter dare occasione di errare a quelli, come a noi?