Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/639

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di antonio rocco. 631

della Terra, che per questa cagione è utile, producitrice di frutti etc. (lasciando d’improverarvi di novo, che poco fa non volevi alcuna vera corruzzione sustanziale nel mondo, ed adesso ponete non solo corruttibili gli elementi, ma anco i cieli), vi rispondo che le perfezzioni delle cose hanno proporzione con la natura di esse, a cui devono conformarsi; di modo che tal attributo è convenevole e perfettivo di tal supposto, che ad un altro disconverrebbe, come all’uomo l’esser ragionevole, che al cavallo ripugna per l’incompossibilità delle forme diverse. La Terra è materia onde le cose generabili devono prodursi; perciò è necessario che ella sia soggetta a variabilità e corruzzioni, quasi a guisa del seme nella generazione de’ viventi, o il cibo nel ristorar le sostanze animate. L’altre cose naturali, essendo differenti dalla Terra, non è mestieri che abbino la corruttibilità a questo fine; anzi la corruttibilità, secondo la propria formalità, è anco ella imperfezzione alla Terra, ed ovunque si sia, essendo formalmente o essenzialmente imperfezzione overo mancamento. Di più, chi può operare senza suo danno o ruina, è senza dubio più nobile e più vigoroso di quello che con suo eccidio concorre all’opre; la Terra col corrompersi concorre alla generazione; dunque in questa parte è impotente, imperfetta e manchevole: se dunque per altra via altro agente naturale senza alcun patimento concorra a gli stessi effetti, non sarà egli più nobile? e se il cielo, senza patir nulla in genere di causa principale effettiva (degnissima incomparabilmente sopra la materiale), produca tutti gli effetti della Terra, che avrà bisogno per tal fine di esser corruttibile, acciò sia più perfetto? Non vedete che nel vostro discorso variate le cagioni, che applicate le condizioni delle cause materiali vili alle efficienti supreme? può forse la materia operar da sè sola? una femina concepirà senza il maschio? Nell’effetto dunque di produr fiori e frutti, più operarà il cielo che la Terra, e senza alcun suo detrimento: dunque è meglio e ragionevolissimo che non sia corruttibile. Ma sento qual sia il vostro pensiero: è intenzion vostra che i cieli non solamente nella Terra produchino frutti, ma, acciò in comparazion di lor stessi non siano oziosi ed inutili, anco fra essi ciò facciano, di modo che, sì come nella Terra, così in un orbe nascano varie cose, e parimente in un altro, ed in tutti; il che non può farsi senza lor corruzzione, giachè altra Terra corruttibile non è fra essi, e senza la corruzzione niuna cosa si genera. Qui volete battere, l’ho già visto da principio; ma pria di venir a questo, per levar ogni perplessità, giudicai bene esprimer anco la maniera dell’operar de i cieli qui in Terra. E secondo questa posizione, vi rispondo che l’argomento vostro non è di similitudine o comparazione, ma di dissimili ed all’opposito, ed ha un vigore simile a questo: «Come nella Terra si generano erbe, piante, omini, cavalli etc, così si devono generar nell’acqua»; overo «Come le mosche, i vermi, i moscioni e simili nascono di putredine, così deve nascer l’uomo, il leone, l’elefante». Non vaglion (dico) questi argomenti a simili, essendo fra i suppositi dissimiglianza e diver-