Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/64

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56 dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.

mobile in se stesso, già lo ritien sempre nel medesimo luogo, e quello che conduce il mobile per la circonferenza d’un cerchio intorno al suo centro stabile e fisso, [Moti circolari finiti o terminati non disordinano lo parti del mondo.]non mette in disordine nè sé nè i circonvicini. Imperocché tal moto, primieramente, è finito e terminato, anzi non pur finito e terminato, ma non è punto alcuno nella circonferenza, [Nel moto circolare ogni punto della circonferenza è principio e fine. ]che non sia primo ed ultimo termine della circolazione; e continuandosi nella circonferenza assegnatagli, lascia tutto il resto, dentro e fuori di quella, libero per i bisogni d’altri, senz’impedirgli o disordinargli già mai. Questo, essendo un movimento che fa che il mobile sempre si parte e sempre arriva al termine, può, primieramente, esso solo[Moto circolare solo uniforme.] essere uniforme: imperocché l’accelerazione del moto si fa nel mobile quando e’ va verso il termine dove egli ha inclinazione, ed il ritardamento accade per la repugnanza ch’egli ha di partirsi ed allontanarsi dal medesimo termine; e perché nel moto circolare il mobile sempre si parte da termine naturale, e sempre si muove verso il medesimo, adunque in lui la repugnanza e l’inclinazione son sempre di eguali forze; dalla quale egualità ne risulta una non ritardata nè accelerata velocità, cioè l’uniformità del moto. Da questa uniformità e dall’esser terminato ne può seguire la continuazion perpetua[Moto circolare può continuarsi perpetuamente.], col reiterar sempre le circolazioni, la quale in una linea interminata ed in un moto continuamente ritardato o accelerato non si può naturalmente ritrovare: e dico naturalmente[Moto retto non può naturalmente esser perpetuo.], perché il moto retto che si ritarda, è il violento, che non può esser perpetuo, e l’accelerato arriva necessariamente al termine, se vi è; e se non vi è, non vi può nè anco esser moto, perché la natura non muove dove è impossibile ad arrivare. Concludo per tanto, il solo movimento circolare poter naturalmente convenire a i corpi naturali integranti l’universo e costituiti nell’ottima disposizione; ed il retto, [Moto retto assegniato a i corpi naturali per ridursi all'ordine perfetto, quando non siano rimossi.]al piú che si possa dire, essere assegnato dalla natura a i suoi corpi e parti di essi, qualunque volta si ritrovassero fuori de’ luoghi loro, costituite in prava disposizione, e però bisognose di ridursi per la piú breve allo stato naturale. Di qui mi par che assai ragionevolmente si possa concludere, che per mantenimento dell’ordine perfetto tra le parti del mondo bisogni dire che le mobili sieno mobili solo circolarmente, e se alcune ve ne sono che circolarmente non si muovano, queste di necessità sieno immobili, non essendo altro, salvo che la quiete [La quieto sola e il moto circolare atti alla conservazion dell'ordine.]e ’l moto circolare, atto alla conservazione dell’ordine. Ed io non poco mi maraviglio che Aristotile, il quale pure stimò che ’l