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Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/643

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di antonio rocco. 635

ste sono delle maggiori piazze; il numero poi delle minori e minori è grandissimo, e pur quasi tutte circolari».

4. Quarta, «sì come la superficie del nostro globo è distinta in due massime parti, cioè nella terrestre e nell’acquatica, così nel disco lunare vediamo una distinzion magna di alcuni gran campi più risplendenti e di altri meno; all’aspetto di quali credo che sarebbe quel della Terra assai simigliante, a chi dalla Luna o da altra simile lontananza la potesse vedere illustrata dal Sole, ed apparirebbe la superficie del mare più oscura, e più chiara quella della terra».

5. Quinta, «sì come noi dalla Terra veggiamo la Luna or tutta luminosa, or più, or meno, tal or falcata, e tal ora ci resta del tutto invisibile, cioè quando è sotto i raggi solari, sì che la parte che risguarda la Terra resta tenebrosa; così appunto si vedrebbe dalla Luna, coll’istesso periodo a capello e sotto le medesime mutazioni di figure, l’illuminazioni fatte dal Sole sopra la faccia della Terra».

6. Sesta, sì come la Luna di notte illumina la Terra con i raggi che riflette del Sole, così la Terra gli rende i medesimi raggi quando ne è più bisognosa, con più gagliarda illuminazione, quanto la Terra è maggior della Luna.

7. La settima è il rispondersi reciprocamente non meno all’offese che ai favori; perchè sì come la Luna è ecclissata dall’ombra della Terra, così la Terra resta oscura per la interposizion della Luna fra la Terra ed il Sole.

8. In oltre, con longo discorso intendete provare che la Luna sia scabra ed ineguale, acciò possa a noi riflettere il lume del Sole; perciò che dall’esser tersa e pulita non si può fare questa riflessione per ogni parte: anzi, che da un luogo solo si riflette l’imagine del corpo luminoso, e dall’aspro ed ineguale si riflette egualmente per tutto. L’essempio è del muro e del specchio; quello rende i raggi ed i lumi solari per tutto, e questo da una sola parte mostra l’istesso Sole, nel resto si mostra oscuro: onde, vedendo noi tutta la Luna illuminata, non deve stimarsi liscia e tersa come un specchio, ma scabra ed aspra come un muro, o come la Terra. Al che si aggiunge, che il riflesso del specchio è grande quanto il lume dell’istesso Sole, anzi come il Sole medesimo; e quel del muro è debile e tolerabile, come quel della Luna: è dunque ella inequale ed aspra, non tersa e pulita.

9. Soggiungete che nel corpo sferico terso si fa picciola e quasi impercettibile reflessione, per esser una minimissima particella di tutta la superficie sferica quella l’inclinazion della quale ripercuote il raggio al luogo particolare dell’occhio; onde minima convien che sia la parte della superficie sferica che all’occhio si mostra risplendente, rappresentandosi tutto il rimanente oscuro. Lo confermate con esperienza di un specchio, parimente sferico, da cui, in comparazion del piano, poco lume riflesso si scorge: ed al proposito, la Luna tersa, per la sua rotondita, non egualmente per tutto ci renderebbe i raggi solari, ma più tosto resta-