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Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/654

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646 esercitazioni filosofiche


facesse rotture dell’altro parti celesti o elementari a lei congiunte: perchè, essendo fissa nel proprio orbo, da cui vien portata, nèò avendo moto suo proprio, se ben per caso fusse, non che rotonda malamente, ma anco quadrata o triangolare, non apporterebbe disconcio, e sarebbe come una figura designata e distinta di qual si voglia forma, non già però svelta o separata da un legno o da altra materia, tale che niente lascerebbe di voto o d’ineguale. Salverebbe anco l’ombre supposte, essendo ella opaca ed il suo orbe diafano, che nessun impedimento a queste distinzioni recherebbe. Questa tal inegualità non però farebbe che ella fusse aspra o scabra, che ben può darsi l’un senza l’altro; come se i monti ed i colli della Terra fussero tutti lisci, non sarebbe ella scabra, ma sì bene ineguale: onde non sarà necessaria o conseguente la posizione delle superficiette piccolissime ineguali, per questa supposita concessione.

16. Che poi la Luna per sè stessa non abbia più lume che la Terra, ancorchè poco alla contraversia tra’ Poripatetici importerebbe, sostenendo eglino che lo riceva dal Sole, tuttavia nella sua totale eclisse mostrando qualche poco di lume, or debile, or fosco (il che credo io avvenga per la interposizione di vapori, come por la medesima cagione apparisca in diversi tempi diversamente colorata), io giudicherei che non fusse totalmente oscura come la Terra; e la comparazione, che voi fate fra essa Luna e le nubbi, conchiude direttamente (secondo il mio parere) l’opposito di quel che voi intendete conchiudere: conciosia che le nuvole non hanno in sè stesse alcun colore vero e reale, ma si mostrano più chiare e più oscure secondo che sono più dense o meno; talchè se la Luna apparisce di giorno quasi una nuvola, non segue che ella sia più oscura che la Terra, ma senza colore come le nubbi, e tanto più lucida, quanto che in effetto non appare nuvola oscura, ma chiara e biancheggiante; e pur le nuvole, quando sono dense, dimostrano opacità ed oscurità, non ostante che siano illuminatepostille 1. Anzi il lume, che illuminando non produce realmente i colori, ma solo fa che siano attualmente visibili, non potrebbe trar un colore all’apparenza dell’altro direttamente e del tutto opposto, e specialmente al più perfetto, al positivo, dal privativo, come un drappo negro, ancorchè illuminato dal Sole o da altro luminare, non apparirà mai bianco, ed i boschi negregianti per la folta quantità de gli alberi fronzuti, irradiati, non si veggono di altro colore: ed in questo modo la Luna risguardata dal Sole non comparirebbe mai bianca, se fusse negra, se pur non volessivo dire che l’istessa cagione naturale, invariata ed unica, produca di sua natura effetti contrarii; ed all’ora vi sarebbe lecito affirmare che il calore sia effettivo anco del freddo, la febre della sanità, e della morte la vita. E se diceste, questa varietà di colori, che nella Luna si scorgono, divenire dalla distanza che è fra

  1. castrone! le nugole appariscono oscure, dove i raggi del Sole non le feriscono.