Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/82

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74 dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo.

altro che qualche variazione tra le parti piú chiare e le piú oscure di essa Luna, io non so che ci sieno stati in Terra selinografi curiosi, che per lunghissima serie di anni ci abbiano tenuti provvisti di selinografie così esatte, che ci possano render sicuri, nissuna tal mutazione esser già mai seguita nella faccia della Luna; della figurazione della quale non trovo piú minuta descrizione, che il dire alcuno che la rappresenta un volto umano, altri che l’è simile a un ceffo di leone, ed altri che l’è Caino con un fascio di pruni in spalla. Adunque il dire «Il cielo è inalterabile, perchè nella Luna o in altro corpo celeste non si veggono le alterazioni che si scorgono in Terra» non ha forza di concluder cosa alcuna.

Sagr. Ed a me resta non so che altro scrupolo in questo primo argomento del signor Simplicio, il quale desidero che mi sia levato. Però io gli domando se la Terra avanti l’innondazione mediterranea era generabile e corruttibile, o pur cominciò allora ad esser tale.

Simp. Era senza dubbio generabile e corruttibile ancora avanti; ma quella fu una mutazione tanto vasta, che anche nella Luna si sarebbe potuta osservare

Sagr. Oh, se la Terra fu, pure avanti tale alluvione, generabile e corruttibile, perchè non può esser tale la Luna parimente senza una simile mutazione? perchè è necessario nella Luna quello che non importava nulla nella Terra?

Salv. Argutissima instanza. Ma io vo dubitando che il signor Simplicio alteri un poco l’intelligenza de i testi d’Aristotile e de gli altri Peripatetici, li quali dicano di tenere il cielo inalterabile, perchè in esso non si è veduto generare nè corromper mai alcuna stella, che forse è del cielo parte minore che una città della Terra, e pur innumerabili di queste si son destrutte in modo che nè anco i vestigii ci son rimasti.

Sagr. Io certo stimava altramente, e credeva che il signor Simplicio dissimulasse questa esposizione di testo per non gravare il Maestro ed i suoi condiscepoli di una nota assai piú deforme dell’altra. E qual vanità è il dire: «La parte celeste è inalterabile, perchè in essa non si generano e corrompono stelle»? ci è forse alcuno che abbia veduto corrompersi un globo terrestre e rigenerarsene un altro? e non è egli ricevuto da tutti i filosofi, che pochissime stelle sieno in cielo minori della Terra, ma bene assaissime molto e molto maggiori?