Pagina:Le opere di Galileo Galilei XIX.djvu/615

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e dalla nobiltà fiorentina, fu accolto et abbracciato con affetti di ammirazione; e subito si diede a far vedere i nuovi lumi e le nuove maraviglie del cielo, con stupore e diletto universalissimo.

Quivi, del mese di Novembre, nel continuare l'osservazioni che fin d'Ottobre aveva cominciate intorno alla stella di Venere, che parevagli andare crescendo in mole, l'osservò finalmente mutar figure come la luna, propalando quest'altra ammirabile novità tra gl'astronomi e matematici d'Europa con tal anagramma:

Haec immatura a me iam frustra leguntur o, y;


il quale, ad instanza pure del medesimo Imperatore e di molti curiosi filosofi, fu risoluto e deciferato dal Sig.r Galileo nel vero senso così:

Cynthiae figuras aemulatur mater amorum.


Intorno alla fine di Marzo del 1611, desiderato il Sig.r Galileo et aspettato da tutta Roma, quivi si condusse, e nell'Aprile susseguente fece vedere i nuovi spettacoli del cielo a molti SS. Prelati e Cardinali, e particolarmente nel Giardino Quirinale, presente il Sig.r Card.le Bandini et i Mons.ri Dini, Corsini, Cavalcanti, Strozzi, Agucchia, et altri Signori, dimostrò le macchie solari: e questo fu sei mesi prima delle più antiche osservazioni fatte da un tal finto Apelle , il quale poi vanamente pretese l'anteriorità di questo discoprimento, poi che le sue prime osservazioni non furon fatte prima che del mese d'Ottobre susseguente.

Quivi inoltre, nel mese d'Aprile 1611, gli sortì di incontrare con assai precisione i tempi de' periodici movimenti de' Pianeti Medicei, predicendo per molte notti future le loro costituzioni, e facendole osservare a molti tali quali egli le haveva pronosticate.

Avendo dunque egli solo veduto il primo nel cielo tante e così gran maraviglie, state occulte all'antichità, era ben dovere ch'egli in avvenire con nome di Linceo dovesse chiamarsi; onde allora fu quivi ascritto nella famosissima Accademia de' Lincei, poco avanti instituita dal Sig.r Principe Federigo Cesi, Marchese di Monticelli.

Sopragiungendo l'estate, se ne tornò a Firenze, dove ne' varii congressi de' letterati, che frequentemente si facevano d'avanti al Ser.mo G. Duca Cosimo, fu una volta introdotto discorso sopra il galleggiar in acqua et il sommergersi de' corpi, e tenuto da alcuni che la figura fosse a parte di questo effetto, ma dal Sig.r Galileo sostenuto il contrario; ond'egli, per commessione della medesima Altezza,