Pagina:Le opere di Galileo Galilei XIX.djvu/629

Da Wikisource.

onorare forestieri, in somministrar le comodità necessarie a poveri, eccellenti in qualch'arte o professione, mantenendogli in casa propria finché gli provvedesse di convenevol trattenimento. E tra quei ch'egli accolse, tralasciando di nominar molti giovani fiamminghi, tedeschi e d'altrove, professori di pittura o scultura e di altro nobil esercizio, o esperti nelle matematiche o in altro genere di scienza, farò solo particolar menzione di quegli che fu l'ultimo in tempo, e in qualità forse il primo, e che già discepolo del P. D. Benedetto Castelli, ormai fatto maestro, fu dal medesimo Padre inviato e raccomandato al Sig.r Galileo, affinché questi gustasse d'aver appresso di sé un geometra eminentissimo, e quegli, allora in disgrazia della fortuna, godesse della compagnia e protezione d'un Galileo. Parlo del Sig.r Evangelista Torricelli, giovane d'integerrimi costumi e di dolcissima conversazione, accolto in casa, accarezzato e provvisionato dal Sig.r Galileo, con scambievol diletto di dottissime conferenze. Ma la congiunzione in terra di due lumi sì grandi ben esser quasi momentanea dovea, mentre tali son le celesti. Con questi non visse il Sig.r Galileo più che tre mesi; morì ben consolato di veder comparso al mondo, e per suo mezzo approssimato a' benigni influssi della Ser.ma Casa di V. A., così riguardevol soggetto. Et il Padre Castelli conseguì ancora l'intento: giaché, mancato il Sig.r Galileo, essendo, a persuasione del Sig.r Senatore Andrea Arrighetti, anch'esso discepolo del Sig.r Galileo, trattenuto in Firenze il Sig.r Torricelli, fu questo da V. A. S. (con l'ereditario instinto di protegere e sollevare i possessori d'ogni scienza e per la particolar affezzione e natural talento alle matematiche) favorito appresso il Ser.mo nostro G. Duca, e da questo onorato col glorioso titolo di suo Filosofo et Matematico, e con regia liberalità invitato a pubblicar quella parte dell'opere sue che l'ànno reso immortale, et altra prepararne di maraviglia maggiore, che, prevenuto da invidiosa e immatura morte, lasciò imperfetta, ma, postuma e bramata sin d'oltre a' monti, spera tra poco la luce.

Non fu il Sig.r Galileo ambizioso delli onori del volgo, ma ben di quella gloria che dal volgo differenziar lo poteva. La modestia gli fu sempre compagna; in lui mai si conobbe vanagloria o iattanza. Nelle sue avversità fu constantissimo, e soffrì coraggiosamente le persecuzioni delli emuli. Muovevasi facilmente all'ira, ma più facilmente si placava. Fu nelle conversazioni universalmente amabilissimo, poiché discorrendo sul serio era ricchissimo di sentenze e concetti gravi, e ne' discorsi piacevoli l'arguzie et i sali non gli mancavano. L'eloquenza