Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/102

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102 Le poesie di Catullo


Nè più mai ti vedrò? Pur mi fia bello
     Sempre l’amarti e in modi lacrimati
     21La tua fine ridir, pari a l’augello

Di Daulide, che all’ombra d’intrecciati
     Rami s’accoglie, e canta in versi mesti
     24Canta del divorato Itilo i fati)

Pure, fra tante ambasce, Ortalo, questi
     Carmi del gran Battiade, ecco t’invio
     27Ora da me nel sermon patrio intesti.

Poichè non vo’ che tu sospetti, ch’io
     Abbia all’aure il tuo detto abbandonato,
     30O che sfuggito sia dal pensier mio,

Come sfugge dal grembo intemerato
     D’una fanciulla il pomo, di nascosto
     33In dono a lei dall’amor suo mandato:

Sopravviene la madre, ed ella tosto
     Balza in piè, nè, meschina, in quel momento
     36Pensa che l’ha tra ’l vel tenue riposto;