Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/131

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Trad. da Mario Rapisardi 131

91

Non io, Gellio, sperai fido il tuo core
     A me in tal pazzo e sciagurato amore,

Perchè ti giudicai fermo e pudico
     E d’ogni sozza enormità nemico;

5Ma sol perchè non t’è madre o sorella
     Costei di cui l’amor sì mi’arrovella.

E ben che molta io teco avessi usanza,
     Non credea ciò per te fosse a bastanza.

Ma bastevol ti fu. Tanto hai diletto
     10In ogni colpa, in ogni vizio abjetto!

92

Lesbia m’impreca, e di me sparla ognora:
     Possa io perir, s’ella non m’ama ancora.

Come? Impreco io del pari, e se non l’amo,
     Possa io perir, morir davvero io bramo.