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Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/63

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trad. da Mario Rapisardi 63


Ma, quale i rami cari
     Attorce il tralcio lento,
     Te stringerà del pari
     D’avido abbracciamento.
     Che stai? La luce è ascosa;
     132Esci, novella sposa.

. . . . . . . . . . . . .
     . . . . . . . . . . . . .
     . . . . . . . . . . . . .
     . . . . . . . . . . . . .
     O d’amor nido eletto
     138Dal piè d’avorio, o letto.

Oh, quali gioje e quante
     Verranno al tuo signore!
     Quanto alla notte errante
     E del meriggio all’ore
     Godrà! Ma s’è nascosa
     144La luce; or vieni, o sposa.

Alzate, o giovanetti,
     Le faci: io vedo il velo
     Venir; sorgan da’ petti
     I vostri canti al cielo.
     Gridate: Evviva Imene,
     150Imeneo viva, Imene.