Pagina:Le prose e poesie campestri....djvu/276

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Lettera, che non fu ancora, ch’io sappia, prodotta in luce, e al Serassi rimase ignota: Affinchè il Signor Duca di Savoja mio Signore sappia quanto grato io sia alla Serenità di V. Sig. Illust. per li boni uffizj, con cui s’è degnata di favorirmi apresso a chi maggiormente importava; raccorrò da V. S. pregandola, che assicuri sua Sig. Sereniss. aver io voluto immortalare per quanto in me stia la magnifica et unica al Mondo sua Opera del Parco accanto alla sua capitale in una stanza della mia Gerusalemme, dove fingo di descrivere il Giardino del Palagio incantato d’Armida, et vi dico così:

Poichè lasciar gli avviluppati calli,
In lieto aspetto il bel giardin s’aperse.
Acque stagnanti, mobili cristalli,
Fior varj, e varie piante, erbe diverse,
Apriche collinette, ombrose valli,
Selve, e spelonche in una vista offerse;
E quel, che il bello e il caro accresce all’opre,
L’arte, che tutto fa, nulla si scopre.