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le prose | 25 |
e pascer l’anima di que’ pensieri soavemente tristi, che un’abitazion fuor del Mondo e divota non lascia mai d’ispirare. Senza che contiene alcuni bei quadri, tra quali uno di Paolo, e due di Pasquale Ottini. È questa delle maraviglie d’Italia, che là si trovino, dove men si crederebbe, i lavori più belli delle bell’arti. Quello di Paolo non però va tra i migliori suoi: ma nobilissimi mi sembrano gli altri due. Uno è nel refettorio, e rappresenta secondo il costume una cena: l’altro nella chiesetta, ed ha una deposizione di croce. Gran robustezza di pennello, e gran forza d’espressione, nel che si distinse detto pittore, massime nella testa della Vergine e in quella di Cristo: guasta alquanto la composizione il ritratto del divoto, che ordinò il quadro, ma ritratto sì bello, che fa quasi perdonar quel difetto.
Questo Pasquale Ottini, detto anche Pasqualotto, fiorì nel principio del secol passato, e fu allievo di Felice Brusasorzi, di