Pagina:Le rime di Lorenzo Stecchetti.djvu/412

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380 adjecta


     Ognuno in queste turpi giornate
morde o calunnia, froda o minaccia.
21Lo sterco e il fango colto a manate
all’avversario si scaglia in faccia.
Riddano in piazza, lerci e impudichi,
24spie, deplorati, ruffiani e plichi,

     e i giornalisti, tinta di loia
la meretrice penna d’acciaio,
27pur che sia piena la mangiatoia
vendon la feccia del calamaio
per imbrattarne l’onore altrui,
30quasi superbo che paghi Lui.

     Indi, nell’ora concessa al voto,
cupi, nervosi, van gli elettori,
33parlando basso con viso immoto,
guatando come cospiratori
e in ogni canto dice un cartello:
36Votate questo!.... Votate quello!....

     Entro la sala buia e fetente,
sozza la gromma vernicia i muri
39e intorno a un desco men che decente
seduti in cerchio cinque figuri
veglian con l’occhio cogitabondo
42l’urna di vetro dal doppio fondo.