Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/109

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26 PRIMA

     25Novella d’esta vita che m’addoglia
     Furon radice, e quella in cui l’etade
     Nostra si mira, la qual piombo, o legno
     Vedendo è chi non pave.
Lagrima adunque che dagli occhi versi
     30Per quelle, che nel manco
     Lato mi bagna chi primier s’accorse,
     Quadrella, dal voler mio non mi svoglia:
     Chè ’n giusta parte la sentenzia cade:
     Per lei sospira l’alma, ed ella è degno
     35Che le sue piaghe lave.
Da me son fatti i miei pensier diversi:
     Tal già, qual io mi stanco,
     L’amata spada in sè stessa contorse.
     Nè quella prego che però mi scioglia:
     40Chè men son dritte al ciel tutt’altre strade
     E non s’aspira al glorioso regno
     Certo in più salda nave.
Benigne stelle che compagne fersi
     Al fortunato fianco,
     45Quando ’l bel parto giù nel mondo scorse!
     Ch’è stella in terra, e come in lauro foglia,
     Conserva verde il pregio d’onestade,
     Ove non spira folgore, nè indegno
     Vento mai che l’aggrave.
50So io ben ch’a voler chiuder in versi
     Suo' laudi, fora stanco
     Chi più degna la mano a scriver porse.
     Qual cella è di memoria in cui s’accoglia
     Quanta vede vertù, quanta beltade,
     55Chi gli occhi mira d’ogni valor segno,
     Dolce del mio cor chiave?
Quanto 'l Sol gira, Amor più caro pegno,
     Donna, di voi non ave.