Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/166

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PARTE. 83

I’diè in guardia a san Pietro; or non più, nò:
     Intendami chi può; ch’i’ m’intend’io.
     Grave soma è un mal fio a mantenerlo.
     Quando posso, mi spetro; e sol mi sto.
     20Fetonte odo che ’n Po cadde, e morìo:
     E già di là dal rio passato è ’l merlo:
     Deh, venite a vederlo: or'io non voglio.
     Non è gioco uno scoglio in mezzo l’onde,
     E ’ntra le fronde il visco. Assai mi doglio
     25Quand'un soverchio orgoglio
     Molte virtuti in bella donna asconde.
     Alcun'è che risponde a chi nol chiama:
     Altri, chi ’il prega, si delegua, e fugge:
     Altri al ghiaccio si strugge:
     30Altri dì, e notte la sua morte brama.
Proverbio, ama chi t’ama, è fatto antico.
     I’ so ben quel ch’io dico. or lassa andare,
     Che convien ch’altri impare alle sue spese.
     Un’umil donna grama un dolce amico.
     35Mal si conosce il fico. A me pur pare
     Senno, a non cominciar tropp’alte imprese:
     E per ogni paese è buona stanza.
     L’infinita speranza occide altrui:
     Ed anch’io fui alcuna volta in danza.
     40Quel poco che m’avanza,
     Fia chi nol schifi, s’i ’l vo’ dare a lui.
     I’ mi fido in colui che ’l mondo regge,
     E ch’ e seguaci suoi nel bosco alberga;
     Che con pietosa verga
     45Mi meni a pasco omai tra le sue gregge.
Forse ch’ogni uom che legge, non s’intende:
     E la rete tal tende, che non piglia;
     E chi troppo assottiglia, si scavezza.
     Non fia zoppa la legge, ov’altri attende.
     50Per bene star si scende molte miglia.
     Tal par gran maraviglia, e poi si sprezza.

Una