Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/181

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     Ma non sempre a la scorza
     Ramo, nè 'n fior, nè ’n foglia
     Mostra di for sua natural virtude.
     20Miri ciò che ’l cor chiude,
     Amor, e que’ begli occhi
     Ove si siede a l’ombra.
     Se ’l dolor che si sgombra,
     Avven che ’n pianto, e 'n lamentar trabocchi,
     25L’un a me noce, e l’altro
     Altrui, ch’io non lo scaltro.
Dolci rime leggiadre;
     Che nel primiero assalto
     D’Amor' usai, quand’io non ebbi altr’arme;
     30Chi verrà mai che squadre
     Questo mio cor di smalto;
     Ch’almen, com’io solea, possa sfogarme?
     Ch’aver dentr'a lui parme
     Un che Madonna sempre
     35Depinge, e de lei parla:
     A voler poi ritrarla
     Per me non basto; e par ch’io me ne stempre.
     Lasso, così m’è scorso
     Lo mio dolce soccorso.
40Come fanciul ch’appena
     Volge la lingua, e snoda;
     Che dir non sa, ma ’l più tacer gli è noja;
     Così ’l desir mi mena
     A dire: e vo’ che m’oda
     45La dolce mia nemica anzi ch’io moja.
     Se forse ogni sua gioja
     Nel suo bel viso è solo,
     E di tutt’altro è schiva;
     Odil tu, verde riva;
     50E presta a’ miei sospir’ sì largo volo,
     Che sempre si ridica,
     Come tu m’eri amica.


Ben