Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/190

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P A R T E. 107

     Vano senza soggetto:
     Chè ’l furor dI lassù gente ritrosa
     Vincerne d’intellecto,
     80Peccato è nostro, e non natural cosa.
Non è questo ’l terren ch’i’ toccai pria?
     Non è questo 'l mio nido,
     Ove nudrito fui sì dolcemente?
     Non è questa la patria in ch’io mi fido,
     85Madre benigna, e pia,
     Che copre l’uno, e l’altro mio parente?
     Per Dio, questo la mente
     Talor vi mova, e con pietà guardate
     Le lagrime del popol doloroso,
     90Che sol da voi riposo
     Dopo Dio spera; e pur che voi mostriate
     Segno alcun di pietate;
     Vertù contra furore
     Prenderà l’arme, e fia ’l combatter corto:
     95Chè l’antico valore
     Nell'Italici cor non è ancor morto.
Signor, mirate come ’l tempo vola,
     E siccome la vita
     Fugge, e la morte n’è sovra le spalle.
     100Voi siete or qui: pensate alla partita:
     Chè l’alma ignuda, e sola
     Conven ch’arrive a quel dubbioso calle.
     Al passar questa valle
     Piacciavi porre giù l’odio, e lo sdegno,
     105Venti contrari alla vita serena:
     E quel che ’n altrui pena
     Tempo si spende, in qualche atto più degno,
     O di mano, o d’ingegno,
     In qualche bella lode,
     110In qualche onesto studio si converta:
     Così quaggiù si gode,
     E la strada del ciel si trova aperta.


Can-