Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/193

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     60Quanta aria dal bel viso mi diparte,
     Che sempre m’è sì presso, e sì lontano:
     Poscia fra me pian piano,
     Che sai tu lasso? forse in quella parte
     Or di tua lontananza si sospira:
     65Ed in questo penser l’alma respira.
Canzone, oltra quell’alpe
     Là, dove il ciel è più sereno, e lieto,
     Mi rivedrai sovr’un ruscel corrente,
     Ove l’aura si sente
     70D’un fresco, ed odorifero Laureto:
     Ivi è ’l mio cor', e quella che ’l m’invola:
     Qui veder puoi l’imagine mia sola.


SONETTO C.


P
Oi che ’l cammin m’è chiuso di mercede;

     Per desperata via son dilungato
     Dagli occhi ov’era (i’ non so per qual fato)
     4Riposto il guidardon d’ogni mia fede.
Pasco ’l cor di sospir, ch’altro non chiede;
     E di lagrime vivo, a pianger nato:
     Nè di ciò duolmi; perchè in tale stato
     8È dolce il pianto più, ch’altri non crede:
E solo ad una imagine m’attegno,
     Che fe’ non Zeusi, o Prassitèle, o Fidia,
     11Ma miglior mastro, e di più alto ingegno.
Qual Scitia m’assicura, o qual Numidia;
     S’ancor non sazia del mio esilio indegno,
     14Così nascosto mi ritrova Invidia?