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SONETTO CIII.


A
Mor m’ha posto come segno a strale,

     Com’ al Sol neve, come cera al foco,
     E come nebbia al vento; e son già roco,
     4Donna, mercè chiamando; e voi non cale.
Dagli occhi vostri uscìo ’l colpo mortale,
     Contra cui non mi val tempo, nè loco:
     Da voi sola procede (e parvi un gioco)
     8Il Sole, e ’l foco, e ’l vento, ond’io son tale.
I pensier son saette, e ’l viso un Sole,
     E ’l desir foco; e ’nseme con quest’arme
     11Mi punge Amor, m’abbaglia, e mi distrugge:
E l’angelico canto, e le parole,
     Col dolce spirto ond’io non posso aitarme,
     14Son l’aura innanzi a cui mia vita fugge.



SONETTO CIV.


P
Ace non trovo, e non ho da far guerra;

     E temo, e spero, ed ardo, e son’ un ghiaccio;
     E volo sopra ’l cielo, e giaccio in terra;
     4E nulla stringo, e tutto ’l mondo abbraccio.
Tal m’ha in prigion, che non m’apre, nè serra,
     Nè per suo mi riten, nè scioglie il laccio;
     E non m’ancide Amor’, e non mi sferra,
     8Nè mi vuol vivo, nè mi trae d’impaccio.
Veggio senz'occhi; e non ho lingua, e grido;
     E bramo di perir, e cheggio aita;
     11Ed ho in odio me stesso, ed amo altrui:
Pascomi di dolor; piangendo rido;
     Egualmente mi spiace morte, e vita.
     14In questo stato son, Donna, per vui.


CAN-