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Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/311

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70Come fior colto langue,
Lieta si dipartio, nonchè secura.
Ahi, nulla, altro che pianto, al mondo dura!
Canzon, tu puoi ben dire:
- Queste sei visïoni al signor mio
75Àn fatto un dolce di morir desio. -



CANZONE XLIII.


A
Mor, quando fioria

Mia spene, e ’l guidardon di tanta fede,
Tolta m’è quella ond’attendea mercede.
Ahi dispietata morte, ahi crudel vita!
5L’una m’à posto in doglia,
Et mie speranze acerbamente à spente;
L’altra mi tèn qua giù contra mia voglia,
Et lei che se n’è gita
Seguir non posso, ch’ella nol consente.
10Ma pur ogni or presente
Nel mezzo del meo cor madonna siede,
Et qual è la mia vita, ella sel vede.



CANZONE XLIV.


T
Acer non posso, et temo non adopre

Contrario effecto la mia lingua al core,
Che vorria far honore
A la sua donna, che dal ciel n’ascolta.
5Come poss’io, se non m’insegni, Amore,
Con parole mortali aguagliar l’opre
Divine, et quel che copre
Alta humiltate, in se stessa raccolta?
Ne la bella pregione, onde or è sciolta,
10Poco era stato anchor l’alma gentile,
Al tempo che di lei prima m’accorsi:
Onde sùbito corsi,