Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/319

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- Alfin se’ giunto d’ogni tua dolcezza
Et al principio del tuo amaro molto. -
55Questo intendendo, dolcemente sciolto
In sua presentia del mortal mio velo
Et di questa noiosa et grave carne,
Potea inanzi lei andarne,
A veder preparar sua sedia in cielo:
60Or l’andrò dietro, omai, con altro pelo.
Canzon, s’uom trovi in suo amor viver queto,
Di’: - Muor’ mentre se’ lieto,
Chè morte al tempo è non duol, ma refugio;
Et chi ben pò morir, non cerchi indugio. -


CANZONE XLVI.


M
Ia benigna fortuna e ’l viver lieto,

I chiari giorni et le tranquille notti
E i soavi sospiri e ’l dolce stile
Che solea resonare in versi e ’n rime,
5Vòlti subitamente in doglia e ’n pianto,
Odiar vita mi fanno, et bramar morte.
Crudel, acerba, inexorabil Morte,
Cagion mi dài di mai non esser lieto,
Ma di menar tutta mia vita in pianto,
10E i giorni oscuri et le dogliose notti.
I mei gravi sospir’ non vanno in rime,
E ’l mio duro martir vince ogni stile.
Ove è condutto il mio amoroso stile?
A parlar d’ira, a ragionar di morte.
15U’ sono i versi, u’ son giunte le rime,
Che gentil cor udia pensoso et lieto;
Ove ’l favoleggiar d’amor le notti?
Or non parl’io, nè penso, altro che pianto.
Già mi fu col desir sì dolce il pianto,
20Che condia di dolcezza ogni agro stile,
Et vegghiar mi facea tutte le notti: