Pianto fu ’l mio di tanta sposa erede:
In lei ogni mio ben’, ogni speranza
Perder elessi, per non perder fede. 70Ma cerca omai, se trovi in questa danza
Mirabil cosa; perchè ’l tempo è leve;
E più dell’opra che del giorno avanza.
Pien di pietate er’ io pensando il breve
Spazio al gran foco di duo tali amanti: 75Pareami al Sol’ aver’ un cor di neve;
Quando udì dir su nel passar avanti,
Costui certo per sè già non mi spiace;
Ma ferma son d’odiarli tutti quanti.
Pon, dissi, ’l cor, o Sofonisba, in pace; 80Che Cartagine tua per le man nostre
Tre volte cadde, ed alla terza giace.
Ed ella: Altro vogl’io che tu mi mostre:
S’Africa pianse, Italia non ne rise:
Domandatene pur l’istorie vostre. 85Intanto il nostro, e suo amico si mise
Sorridendo con lei nella gran calca;
E fur da lor le mie luci divise.
Com’ uom che per terren dubbio cavalca,
Che va restando ad ogni passo, e guarda; 90E ’l pensier dell’andar molto diffalca;
Così l’andata mia dubbiosa e tarda
Facean gli amanti: di che ancor m’aggrada
Saper quanto ciascun’, e ’n qual foco arda.
I’ vidi in da man manca un fuor di strada; 95A guisa di chi brami e trovi cosa
Onde poi vergognoso, e lieto vada;
Donar altrui la sua diletta sposa:
O sommo amor’, o nova cortesia!
Tal, ch’ella stessa lieta, e vergognosa 100Parea del cambio; e givansi per via
Parlando insieme de’ lor dolci affetti,
E sospirando il regno di Soria.