Poi col ciglio men torbido e men fosco
Disse: - Tu che la bella schiera guidi
Pur non sentisti mai del mio tosco.
Se del consiglio mio punto ti fidi, 65Ché sforzar posso, egli è pur il migliore
Fuggir vecchiezza e’ suoi molti fastidi.
I’ son disposta a farti un tal onore
Qual altrui far non soglio, e che tu passi
Senza paura e senz’alcun dolore. - 70- Come piace al Signor che ’n cielo stassi
Et indi regge e tempra l’universo,
Farai di me quel che degli altri fassi. -
Così rispose: ed ecco da traverso
Piena di morti tutta la campagna, 75Che comprender nol pò prosa né verso;
Da India, dal Cataio, Marrocco e Spagna
El mezzo avea già pieno e le pendici
Per molti tempi quella turba magna.
Ivi eran quei che fur detti felici, 80Pontefici, regnanti, imperadori;
Or sono ignudi, miseri e mendici.
U’ sono or le ricchezze? u’ son gli onori
E le gemme e gli scettri e le corone
E le mitre e i purpurei colori? 85Miser chi speme in cosa mortal pone
(ma chi non ve la pone?), e se si trova
A la fine ingannato è ben ragione.
O ciechi, el tanto affaticar che giova?
Tutti tornate a la gran madre antica, 90E ’l vostro nome a pena si ritrova.
Pur de le mill’ è un’utile fatica,
Che non sian tutte vanità palesi?
Chi intende a’ vostri studii sì mel dica.
Che vale a soggiogar gli altrui paesi 95E tributarie far le genti strane
Cogli animi al suo danno sempre accesi?