Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/40

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DEL PETRARCA xli

calunnia a quel tempo per la rozzezza di quel secolo credette che egli avesse da valere. Ma fu più savio il Papa del Cardinale, e della sua accusa poca stima fece. Furono anco degli emuli (che sempre l’invidia mette radici) i quali scrissero contra lui, o di lui male parlarono; ed a questi in più parti dell’Opere sue Latine saviamente, nè senza sdegno alle volte risponde. Chiara cosa è che generalmente da tutti e grandi, e piccoli fu amato, e stimato. E fra gli altri un cieco, maestro di gramatica1 in Pontremoli, avendo udito delle sue composizioni, deliberò volerlo in ogni modo visitare, se poteva; ed intendendo che a Napoli si trovava al tempo del Re Roberto, lasciato ogni altro affare, e preso un suo figliolo per guida, andò a Napoli; donde, quando vi giunse, il Petrarca era partito per Roma; la qual cosa dal Re Roberto intesa, volle parlare al cieco, e, vedendo che solo amore di virtù lo spingeva a questo peregrinaggio, gli fece alcuno presente, e l’inviò a Roma; ove nè anco trovò il Petrarca, che già era partito; e così sconsolato tornò a casa sua: dove non lungo tempo da poi intese che ’l Petrarca era in Parma; per lo che subito si fece là condurre. E fu cosa mirabile vedere la festa che faceva d’aver trovato M. Francesco, e parlar seco, baciandogli il capo, e le mani; a che correndo le genti, il cieco diceva: Voi non conoscete quest’uomo: io vedo più di voi, e Dio ringrazio, che m’ha fatto degno di trovarlo. Della qual cosa i Signori di Parma, che molto il Petrarca stimavano, avevano piacere, e fecero cortesie a quel buon’uomo, che dopo tre

gior-

  1. Nelle sen. lib. 16. Ep. 7.