Pagina:Le rime di M. Francesco Petrarca I.djvu/81

Da Wikisource.
lxxxii ELOGJ

Africa, unde ei in Capitalio insignis laurea præmium fuit, certiorem, & nobiliorem gloriam adsequeretur. Sed dobeamus plurimim ingenuo sudore sempre æstuanti, dum literas a multo ævo misere sepultas e Gothicis sepulcris excitaret, modo cum tamquam Italicæ linguæ conditionem & principem ab incomparabili divini ingenii virtute veneremur. Concessit naturæ plane senex ad Arquatum Patavini agri vicum, ubi tumulus carmine ab se composito nobilis conspicitur.1

Sonetto del Varchi al sepolcro del

Petrarca


S
Acri, superbi, avventurosi, e cari

     Marmi, che ’l più bel Tosco in voi chiudete,
     E le sacre ossa, e il cener santo avete
     Cui non fu, dopo lor, ch’io sappia, pari;
Poi che m’è tolto preziosi, e chiari
     Arabi odor, di che voi degni sete
     Quanto altri mai, con man pietose, e liete
     Versarvi intorno, e cingervi d’altari;
Deh non schivate almen ch’umile, e pio
     A voi, quanto più so, divoto inchini
     Lo cor, che come può, v’onora e cole
Così, spargendo al ciel gigli, e viole,
     Pregò Damone: e i belli colli vicini
     Sonar: Povero è il don, ricco è ’l desio.



    Beccatelli, a carte xliii. e xliv. Lo stesso sbaglio pur prese Lilio Gregorio Giraldi in fine del IV. Dialogo della sua Storia de' Poeti; e con lui molti altri, che non lessero, come fece il diligentissimo Beccatelli, tutte l'Opera del nostro Poeta

  1. Vedi l'Epitaffio a carte xxviii.