Pagina:Le rivelazioni impunitarie di Costanza Vaccari-Diotallevi.djvu/112

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volesse favorire il Lucatelli, ma un Avvocato che conosce ed è in relazione con Venanzi, e che. diceva conoscere pienamente questo giudice (Marchetti), gli disse che non solo era inutile perchè questo era un sanfedista fino alle midolle, ma che poi non sarebbe ad altro servito che per imbrogliarsi e farsi processare per andarne in galera; per lo che si desistette da ogni tentativo; solo si stiede nell’idea di diffamare il Governo, e so ciò ne hanno dette abbastanza.1

Tornando ora alla nostra gita all’ospedale, della Consolazione, mangiammo, come ho detto, e bevemmo; intanto verso le due ore di notte venne un giandarme pontificio a mezzo di una botte a cercare un chirurgo, ma essendosi ritenuto che il da curarsi fosse un giandarme ferito, il Ferri rispose che non poteva mandare alcuno, perchè non ne aveva altri; ch’esso era di guardia, e non poteva lasciar l’ospedale; però vi erano Giovanni Battista Sani, li due De-Mauro, un figlio di Maggiorai quello che studia medicina, Erigi, Scarpinile vari altri che tutti 6i sarebbero potuti prestare, e che sono quelli che poi fecero ogni assistenza al Lucatelli. Più tardi tornò il giandarme pontificio, dicendo che l’ordine di volere un chirurgo era del Comando francese, ed allora Ferri rispose: perchè non era andato a S. Giacomo che è luogo più vicino? e rispose esserci stato, ma di avere avuta in risposta che non vi era alcuno da poterci mandare. Mentre però il giandarme sembrava volesse a forza ottenere che il Ferri andasse, venne un caporale e quattro militi francesi, e portarono in una lettiga il Lucatelli. Io chiesi di esser presente alla medicatura, vi entrò anche Gioia, che però svenne in vederlo medicare. Tutti accorsero a giovarlo, e quelli che lo medicarono con la più accurata diligenza furono Giovan Battista Sani, che gli tagliò i capelli, gli pecillò la ferita Lallo De Mauri cacciato dalla Sapienza, in

  1. Nel margine dell’originale si legge questa annotazione: «Pietro Salvucci di Ancona ha scritto il De profundis pel Lucatelli. Partì da Roma poco dopo la giustizia, ed era di lui amico.»

    C. N. R.