Pagina:Le rivelazioni impunitarie di Costanza Vaccari-Diotallevi.djvu/51

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cifra sono frammisti alte vere lettere, tanto che può credersi che la cifra fosse usata in quest’ultima lettera per dare la chiave a leggere le antecedenti. Fu un impiegato del Mastricola il quale, veduta che l’ebbe, riuscì tosto a trovare la chiave.

Essendo recentissimo l’arresto del Fausti, il cui cognome leggevasi a piedi di tre di quelle lettere, vide chiaramente il Comitato che potevano avere una importanza reale, tanto più che, da informazioni assunte, veniva a rilevare che si fosse proceduto a quell’arresto; in seguito della scoperta fatta di una corrispondenza. Recente era l’incendio del teatro Alibert, e mentre i cagnotti papali andavano spargendo voce che quell’incendio fosse opera del partito, liberale, il Comitato Romano veniva a conoscere che monsignor Benvenuti, Procuratore Generale del Fisco, vantava di avere nelle mani la prova che per quell’incendio erano stati pagati quattromila scudi, somma che dicevasi ricevuta nella detta ultima lettera. Queste informazioni che il Comitato aveva raccolte, erano dal Comitato comunicate alla persona che avevagli partecipato la lettera del Mastricola, aggiungendo che sebbene l’intrigo fosse molto sciocco, pur tuttavia non potendosi dubitare che fosse tessuto anchè al: fine di compromettere il Governo del Re nella persona di un suo funzionario, riteneva utile che da parte di questo si provvedesse a sventarlo. Il cavalier Mastricola con dispaccio di Gabinetto n.° 41 in data 17 marzo 1863 dava ragguaglio del fatto a S. E. il Ministro dell’Interno e gli inviava le prime quattro indicate lettere; ed altrettanto faceva dopo ricevute le ultime due, con dispaccio di Gabinetto n.° 116 in data 3 maggio 1863. Il Comitato può garantire l’esistenza d’ambidue questi dispacci, e ritiene anche che del contenuto il Governo del Re abbia dato comunicazione confidenziale a quello dell’imperatore Napoleone.

Sappiamo bene che i predetti difensori officiali ed officiosi del malgoverno del papa non mancheranno,di dire essere una favola l’ignoranza e la citata lettera del Mastricola; che quando pure esistano i dispacci e la comunicazione confidenziale, e quelli e questa furon fatti