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198 EMILIO SALGARI

— Ma sì! — disse il signor Devandel, il quale assisteva alla comica scena, ridendo. — Sono montagne che servono di frontiera alla Francia ed alla Spagna.

— E ci sono degli orsi lassù?

— Ancora alcuni.

— Proprio grigi?

— Bruni, alti appena un metro e mezzo e quasi sempre di buon umore.

—Sono anzi un po’ burloni.

— Belzebù sagrato! E quell’uomo lì voleva farmi credere di aver lottato con dei colossi delle nostre foreste!

— Erano orsi anche quelli, mastro Sandy, — disse l’indian-agent.

— Erano dei cani di prateria. —

Tutti ridevano, fuorchè il bandito e l’inglese.

Per la terza volta, a due minuti di distanza, la furia di Sandy tornò a scoppiare come una bomba.

Milord! — gridò, puntandogli contro la carabina. — Sapete che io ne ho abbastanza di voi? Ho rischiata troppe volte la mia pelle per strapparvi alla morte, mentre voi non avete mai fatto nulla per salvare la mia.

— Io pagare.

— Che il diavolo vi porti! Ne ho abbastanza delle vostre sterline!

— Voi essere un asino. Voi non saper guadagnare onestamente denaro, mastro brigante.

— Io, asino?

— Voi, stupido.

— Dite?

— Voi essere peggiore d’una coyote!

Sandy-Hook per la quarta volta uscì dai gangheri. D’un salto fu presso il mustano, afferrò l’inglese e lo trasse dalla sella tenendolo bene stretto fra le poderose braccia.

— Ah, voi osate provocare lo svaligiatore delle corriere della California? — tuonò ― Mi renderete subito stretto conto dei vostri insulti milord.

— Oh, yes! Io non avere ricevuta mia lezione di boxe questa mattina.

— E per questo mi date dell’asino e della coyote? — gridò il bandito strappandogli la carabina. ― Volete la vostra lezione? Ve la darò, e sarà salata questa volta. —

Il signor Devandel, vedendoli mettersi in guardia, cercò d’interporsi e di calmare l’irascibile bandito.