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Pagina:Leibniz - La monadologia, Sansoni, Firenze, 1935.djvu/67

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ii. — la sostanza individuale 37

zione1: ma noi non potremmo conoscerle a priori attraverso le loro cause, se non conoscendo la totalità dell'universo (cognita tota serie rerum): il che supera la forza dell'intelletto umano. Perciò le apprendiamo a posteriori, sperimentalmente. Ma poiché spesso dobbiamo agire riguardo a cose per le quali manchiamo di una sicura scienza, è preferibile che almeno sappiamo di sicuro che una certa proposizione è probabile.

(Praecognita ad Encyclopaediam, G. VII, 44).


L'apprensione per via sperimentale e il metodo della probabilità derivano dalla imperfezione della conoscenza umana. In linea di principio, anche di qualsiasi verità di fatto si può avere una nozione analitica, a priori, tale che contenga in sé già sviluppati tutti i predicati, cioè tutti gli effetti e le cause.

Il segno di una conoscenza perfetta si ha quando non c'è nulla della cosa trattata di cui non si possa render ragione, e non vi sia nessun avvenimento di cui non si possa predire l'avverarsi.

(Frammento De la Sagesse, G. VII, S3).


Ora, tale conoscenza a priori dei contingenti, se è impossibile alla mente umana, non è impossibile a Dio che li ha scelti e li ha messi in atto.

Di qualsiasi verità si può rendere ragione; infatti la connessione del predicato col soggetto o è evidente di per sé, come nelle proposizioni identiche, oppure si deve spiegare, il che avviene con la scomposizione dei termini. E l'unico massimo criterio della verità, beninteso nelle proposizioni astratte e non derivanti dall'esperienza, è di risolversi nell'identità (ut sit rei identica vel ad identicas revocabilis). Di qui si possono dedurre gli elementi della eterna verità e il metodo in ogni problema, purché si sap-

  1. Cioè potrebbero essere considerate come analitiche.