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46 parte prima — il sistema leinbiziano

a volte senza che vi sia alcuna ragione che determini la scelta. Ma ciò, io lo ritengo falso e assurdo, poiché è uno dei massimi principi del buon senso che nulla accada senza causa o ragione determinante.

Così, quando Dio sceglie, lo fa secondo il criterio del migliore; quando l'uomo sceglie, sceglierà il partito che l'avrà colpito maggiormente. E se scegliesse ciò che vede meno utile e meno piacevole, sarà magari perché gli è divenuto piacevole per capriccio, per spirito di contradizione, o per analoghe ragioni di gusto depravato; le quali però non per questo saranno meno determinanti, anche quando non fossero concludenti. E non si troverà mai un esempio contrario a ciò.

Così, quantunque noi abbiamo una libertà di indifferenza che ci salva dalla necessità, non abbiamo mai una indifferenza di equilibrio che ci esima dalle ragioni determinanti. C'è sempre qualche cosa che ci inclina e ci la scegliere, ma senza che ci possa necessitare. E come Dio e sempre portato infallibilmente al migliore, per quanto non vi sia portato necessariamente (se non per mia necessità morale), noi siamo sempre portati infallibilmente a ciò che ci colpisce di più, ma non necessariamente. Poiché il contrario non implicava alcuna contradizione, non era punto necessario né essenziale che Dio creasse alcunché né che creasse particolarmente questo mondo: benché la sua saggezza e la sua bontà ve lo abbiano indotto.

(Lettera al Coste, 1707, 6. Ili, 400-102).


Previsione e predeterminazione. — Posto ciò, è possibile pensare che la previsione dei predicati contingenti da parte di Dio non contraddica alla libertà. Prevedere non significa predeterminare. Dio sceglie fra i possibili una serie nella quale sono già contenute determinate azioni col carattere di libertà. Nello sceglierle, egli non le crea né le determina: non fa che metterle in azione, attualizzare la loro possibilità. Nel farlo, egli vede tutta la serie, ne prevedo gli sviluppi: con