Pagina:Leibniz - La monadologia, Sansoni, Firenze, 1935.djvu/8

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viii nota bio-bibliografica

fortissima: consiste nel tono universalizzante della trattazione, nel voler far discendere ogni soluzione specifica e concreta da principi generalissimi, nel vedere ogni singolo problema in un quadro di armonia universale. E inoltre, di ciascuna delle varie tesi che è chiamato a volta a volta a sostenere, egli cerca di fare uno strumento per la realizzazione di quell'organizzazione universale, che vagheggia come un fine raggiungibile. Alla realizzazione di questo sogno egli cerca di far servire le situazioni politiche concrete, i potenti della terra con cui viene a contatto. Luigi XIV, Pietro il Grande, la riunione delle chiese, le missioni in Cina, sono per lui pedine di questo immenso giuoco.

Gli scritti filosofici del periodo passato a Magonza (1668-1671) sono di importanza fondamentale per lo studio della filosofia leibniziana. Essi rappresentano, pur nella loro giovanile insufficienza, le linee fondamentali dei suoi molteplici interessi speculativi, in una forma pura e originaria, ancora scarsamente complicata da preoccupazioni polemiche e culturali; proprio così come si sono venuti conformando nella mente del giovane studioso. La successiva carriera del pensatore non sarà che in approfondimento e arricchimento di questi temi.

Già era uscita l'Ars Combinatoria. I problemi di cui ora Leibniz si occupa sono di argomento teologico (Confessio Naturae contro atheistas, Defensio Trinitatis, e vari frammenti solo recentemente pubblicati) logico (prefazione ad un libro di Mario Nizolio) e principalmente di filosofia fisica. È del 1671 infatti la Hypothesis physica nova, divisa in una Theoria motus concreti e in una Theoria motus abstracti, nella quale vengono esposti importantissimi principi riguardo alla natura del corpo, del movimento, alla continuità, divisibilità della materia, ecc.

In questi primi anni Leibniz incomincia già a tessere le fila di quella sua prodigiosa corrispondenza che lo terrà in relazione personale con tutti i più importanti scienziati del suo tempo. Le lettere al suo maestro Thomasius sono importantissime per la filosofia logica e fisica, quelle al Conring per i concetti giuridici, quelle al Guericke per problemi fisici, all'Oldenburg per problemi matematici; alcune lettere al duca di Hannover contengono esposizioni complessive delle sue idee nei vari campi del sapere. Per il duca di Hannover egli prepara anche ima memoria sull'Onnipotenza e onniscienza divina e sul libero arbitrio dell'uomo, in cui viene trattato quello che sarà il problema della Teodicea. In questo tempo egli cerca di entrare in relazione con Hobbes e con Spinoza: ma Hobbes non risponde alle sue lettere; Spinoza risponde in modo cortese ma freddo.


Viaggio a Parigi (1672-1676). — Agli inizi del 1672 Leibniz viene inviato a Parigi al seguito di una missione diplomatica.