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iii. — forza e movimento 63

cipio non è esatto, e che ciò la cui somma rimane costante non è la quantità di movimento, ma la quantità di forza viva o l'azione motrice, che è eguale al prodotto della massa per il quadrato della velocità.

Quale sia la portata di questa scoperta nel campo fisico, non è il caso qui di notare. Per intendere l'uso che Leibniz ne farà in questioni filosofiche e metafisiche bisogna osservare che l'azione motrice non rappresenta più — come la quantità di movimento — la semplice traslazione di un corpo da un luogo ad un altro, ma la possibilità di produrre un determinato effetto, per esempio, di sollevare un corpo ad una determinata altezza. Questa azione motrice di Leibniz è quella che oggi si chiama energia.

In generale la forza assoluta deve essere stimata per l'effetto violento che essa può produrre. Chiamo effetto violento ciò che consuma la forza dell'agente, come, per esempio, imprimere una certa velocità ad un corpo dato, elevare un corpo determinato ad una determinata altezza, etc. E si può giudicare comodamente la forza di un corpo pesante, attraverso il prodotto della massa o della pesantezza per l'altezza alla quale il corpo potrebbe salire in virtù del suo movimento.... Quando un corpo pesante ha progredito discendendo liberamente, ed ha acquistato impeto o forza viva, le altezze a cui questo corpo potrebbe allora arrivare non sono affatto proporzionali alle velocità, ma al quadrato delle velocità. Ed è per questo che nel caso della forza viva le forze non sono affatto come le quantità di movimento, o come i prodotti delle masse per le velocità....

Si verifica per via di ragione e di esperienza, che è la forza viva assoluta — quella determinata dall'effetto violento che può produrre — che si conserva, e non già la quantità di movimento. Poiché se questa forza viva potesse mai aumentare, si avrebbe un effetto più potente che la causa, oppure si avrebbe il moto perpetuo meccanico, cioè un movimento che potrebbe riprodurre la sua causa e qualche