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FUSI E FILA 79

di grandi nuvole in corsa oscurava rapidamente il verde intorno alla villa. Era più a temere la pioggia che il caldo.


«Lei conosce bene la Montanina?» disse Lelia uscendo dalla porta di mezzogiorno, che si affaccia al pendìo verde, sparso di abeti, di larici e di faggi, coronato, in alto, di castagni. «Lei ha visto la Meridiana, il beato Alberto Magno, la testa di caprone che butta l’acqua della Riderella?» Aveva l’aria di recitare una lezione noiosa recitata cento volte. Non parve accorgersi, camminando davanti a Massimo, ch’egli non rispondeva. Si avviò per il sentiero che sale a tergo della villa. «Conosce anche Fonte Modesta?» diss’ella, passando presso il piccolo cavo e il mormorío sommesso della fonte. E procedette senza curarsi del mutismo di Alberti, indicando, secca secca, ora questo ora quello, come un cicerone indifferente.

Mentre stava dicendo «la sorgente della Riderella», Massimo, che soltanto aspettava di essere abbastanza lontano da casa, la interruppe.

«Signorina» diss’egli «non ho insistito col signor Marcello perchè vedevo che gli avrei fatto dispiacere, ma ora Le dico ch’Ella non deve disturbarsi per me. Se permette, vado solo.»

Lelia rispose gelida:

«Come vuole.»

E si fece da banda sullo stretto sentiero, aspettò ferma, cogli occhi bassi, marmorea, ch’egli passasse.

«Grazie» disse il giovine e passò, senza guardarla, fremente. Cosa si era messa in capo, questa signorina, per trattarlo così? Ch’egli volesse farle la corte? Altro non era possibile supporre. Perchè anche le sciocche domande su Benedetto erano state impertinenze volute. Farle la corte? Una bella presunzione!