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FUSI E FILA 87

mano destra sugli acuti, gli domandò, con voce indifferente, se desiderasse altra musica.

Gli venne in mente la melodia belliniana che aveva udito la notte.

«Vorrebbe farmi sentire: Sola furtiva al tempio?»

Lelia lo guardò.

«Norma?» diss’ella.

Cercò lo spunto colla mano destra, dopo le prime note ne toccò una falsa, ne tentò altre, a caso, mormorò «non la so», tolse la mano dalla tastiera. Massimo fu per dire «stanotte la sapeva». Intanto la fanciulla ritentò distrattamente la prova. Le fallì una seconda volta. Allora disse, quasi sottovoce, guardandosi nel palmo della mano:

«Non era un eretico, il Suo Benedetto?»

«No» rispose Massimo. «Può aver detto degli errori, ma è vissuto nell’obbedienza della Chiesa e l’ha predicata sempre.»

«Vorrebbe spiegarmi allora perchè lo combattevano come un eretico?»

L’accento della domanda fu ostile. Però Massimo rispose:

«Volentieri. Subito.»

«No no. Domani, dopodomani. Adesso suono per papà.»

Lelia chiuse con quattro accordi il dialogo rapido e sommesso, attaccò uno studio di Heller. Massimo pensò che la signorina non desiderava le sue spiegazioni, ma che, a ogni modo, era impossibile interromperla per dirle che dopodomani sarebbe stato troppo tardi.

«Per papà, sa» disse Lelia, suonando. «A me non piace.»

Egli stette un poco ascoltandola e poi si alzò per andare dal signor Marcello. Si fermò davanti al camino, dove la luce dell’acetilene batteva in pieno sul fregio