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106 leonardo da vinci [§ 288

288. Di fisonomia e chiromanzia.

Della fallace fisonomia e chiromanzia non mi estenderò, perchè in esse non è verità; e questo si manifesta perchè tali chimere non hanno fondamenti scientifici. Vero è che i segni de’ volti mostrano in parte la natura degli uomini, i loro vizi e complessioni; ma nel volto i segni che separano le guancie dai labbri della bocca, e le nari del naso e le casse degli occhi sono evidenti, se sono uomini allegri e spesso ridenti; e quelli che poco li segnano sono uomini operatori della cogitazione; e quelli che hanno le parti del viso di gran rilievo e profondità sono uomini bestiali ed iracondi, con poca ragione; e quelli che hanno le linee interposte infra le ciglia forte evidenti sono iracondi, e quelli che hanno le linee trasversali della fronte forte lineate sono uomini copiosi di lamentazioni occulte e palesi. E così si può dire di molte parti. Ma della mano tu troverai grandissimi eserciti esser morti in una medesima ora di coltello, che nessun segno della mano è simile l’uno all’altro, e così in un naufragio.


289. Del porre le membra.

Le membra che durano fatica le farai muscolose, e quelle che non s’adoprano le farai senza muscoli e dolci.


290. Degli atti delle figure.

Farai le figure in tale atto, il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell’animo; altrimenti la tua arte non sarà laudabile.


291. Dell’attitudine.

La fontanella della gola cade sopra il piede, e, gittando un braccio innanzi, la fontanella esce d’esso piede; e se la gamba gitta indietro, la fontanella va innanzi, e così si muta in ogni attitudine.


292. De’ movimenti delle membra, quando si figura l’uomo, che sieno atti propri.

Quella figura, il movimento della quale non è compagno dell’accidente ch’è finto essere nella mente di essa, mostra le membra non essere obbedienti al giudizio della detta figura, e il giudizio dell’operatore essere di poca valetudine.