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a 481] trattato della pittura - parte terza 161

480. Pittura.

L’azzurro dell’aria è di color composto di luce e di tenebre; la luce dico per causa dell’aria illuminata nelle particole dell’umidità infra essa aria infusa; per le tenebre dico l’aria pura, la quale non è divisa in atomi, cioè particole d’umidità, nella quale s’abbiano a percuotere i raggi solari. E di questo si vede l’esempio nell’aria che s’interpone infra l’occhio e le montagne ombrose per le ombre della gran copia degli alberi che sopra esse si trovano, ovvero ombrose in quella parte che non è percossa dai raggi solari, la quale aria si fa azzurra, e non si fa azzurra nella parte sua luminosa, e peggio nella parte coperta di neve.

Fra le cose egualmente oscure e di egual distanza, quella si dimostrerà esser più oscura, che terminerà in più bianco campo, e così di converso.

Quella cosa che sarà dipinta di bianco e nero apparirà di miglior rilievo che alcun’altra. Però ricordati, pittore, di vestire le tue figure di colori più chiari che tu puoi: chè se le farai di colore oscuro, saranno di poco rilievo e di poca evidenza da lontano, e questo perchè le ombre di tutte le cose sono oscure; e se farai una veste oscura, poco divario sarà dal lume alle ombre; e ne’ colori chiari vi sarà gran differenza.


481. Perchè di due cose di pari grandezza parrà maggiore la dipinta che quella di rilievo.

Questa ragione non è di facile dimostrazione, come molte altre, ma pure mi ingegnerò di satisfare, se non in tutto, almeno in quel tanto che più potrò. La prospettiva diminuita ci dimostra per ragione che le cose, quanto più son lontane dall’occhio, più diminuiscono, e queste ragioni ben son confermate dall’esperienza; adunque le linee visuali che si trovano infra l’obietto e l’occhio, quando s’estendono alla superficie della pittura, tutte si tagliano a un medesimo termine, e le linee che si trovano infra l’occhio e la scultura sono di varî termini e lunghezze. Quella linea è più lunga che s’estende sopra un membro più lontano che gli altri, e però quel membro pare minore, essendovi molte linee più lunghe che le altre; e per cagione che vi sono molte particole più lontane l’una che l’altra, ed essendo più lontane, conviene ch’appariscano minori; apparendo minori, vengono a fare, pel loro diminuire, minore tutta la somma dell’obietto. E questo non accade nella pittura. Per le linee terminate ad una medesima distanza, conviene che sieno senza diminuzione; adunque le particole non diminuite non diminuiscono la somma dell’obietto; e per questo non diminuisce la pittura come la scultura.


L. da VinciTrattato della pittura. 21