Pagina:Leonardo - Trattato della pittura, 1890.djvu/351

Da Wikisource.


illuminatore delle cose, onde tu vedi di esso la parte illuminata, e però si mostra con effetto più chiara, e quella che t'è più remota tu la vedi più di sotto, ond'essa ti mostra di sè le parti più ombrose, e per conseguenza sarà più oscura, e se non fosse che maggior somma d'aria s'interpone infra l'occhio e la seconda che infra esso occhio e la prima che viene a rischiarare tale oscurità, la prospettiva de' colori scorterebbe per l'opposito.


871. Delle cime sparse degli alberi.

Le cime sparse degli alberi rari di rara ramificazione non pigliano sensibili ombre, perchè i loro rami sono sottili e di rare e sottili foglie e le loro parti che non sono trasparenti restano illuminate.


872. Delle remozioni delle campagne.

L'estremità degli alberi ne' luoghi alquanto remoti le farai quasi insensibili e poco variate dal loro campo.


873. Dell'azzurro che acquistano gli alberi remoti.

L'azzurro che acquistano gli alberi ne' luoghi remoti si genera più nell'oscurità che inverso le parti luminose; e questo nasce per la luce dell'aria interposta infra l'occhio e l'ombra, che si tinge in colore celeste; e le parti luminose degli alberi sono le ultime che mancano della loro verdura.


874. Del sole che illumina la foresta.

Quando il sole illumina la foresta, gli alberi delle selve si dimostreranno di terminate ombre e lumi, e per questo parranno essersi avvicinati a te, perchè si fanno di più cognita figura; e ciò che di loro non è veduto dal sole, pare oscuro egualmente, salvo le loro parti sottili che s'interpongono infra il sole e te, le quali si faranno chiare per la loro trasparenza; e questo accade il fare minor quantità di lumi negli alberi illuminati dal sole che dal cielo, perchè maggiore è il cielo che il sole, e maggior causa fa maggiori effetti in questo caso.

Nel farsi minori le ombre delle piante, gli alberi parranno non essere più rari, e massime dove hanno un medesimo colore, e che di loro natura sieno

1 Nella edizione romana 1817 e nella viennese: «si ti fa».