Pagina:Leonardo - Trattato della pittura, 1890.djvu/389

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710. Qual corpo è quello che accostandosi al lume cresce la sua parte ombrosa

711. Qual è quel corpo che quanto più si accosta al lume più diminuisce la sua parte ombrosa

712. Qual è quel corpo ombroso che non cresce nè diminuisce le sue parti ombrose o luminose per nessuna distanza o vicinità dal corpo che lo illumina

713. Infra i corpi di eguale grandezza, quello che da maggior lume sarà illuminato avrà la sua ombra di minore lunghezza

714. Quei corpi sparsi situati in abitazione illuminata da una sola finestra faranno l'ombra derivativa più o meno breve, secondo che sarà più o meno a riscontro di essa finestra

715. Ogni mezzo d'ombra derivativa si drizza col mezzo dell'ombra originale, e col centro del corpo ombroso, e del lume derivativo, e col mezzo della finestra, ed in ultimo col mezzo di quella parte del meridionale fatto dall'emisfero celeste

716. Ogni ombra fatta dal corpo ombroso minore del lume originale manderà le ombre derivative tinte del colore della loro origine

717. Quella parte del corpo ombroso sarà meno luminosa, che sarà veduta da minore quantità di lume

718. Ogni lume che cade sopra i corpi ombrosi infra eguali angoli, tiene il primo grado di chiarezza, e quello sarà più scuro che riceve gli angoli meno eguali, ed il lume o le ombre fanno loro ufficio per piramide

719. Ogni ombra fatta dai corpi si dirizza colla linea del mezzo ad un solo punto fatto per intersecazione di linee luminose nel mezzo dello spazio e grossezza della finestra

720. Ogni ombra con tutte sue varietà che per distanza cresce per larghezza più che la sua cagione, le sue linee esteriori si congiungono insieme infra il lume e il corpo ombroso

721. Ogni corpo ombroso si trova infra due piramidi, una scura e l'altra luminosa; l'una si vede e l'altra no, e questo solo accade quando il lume entra per una finestra

722. Qual è quel lume che, ancorachè l'occhio sia più discosto dallo sferico ombroso che esso lume, non potrà mai vedere ombra, stando dietro al lume

723. Dell'occhio che per lunga distanza mai gli sarà occupata la veduta dell'ombra nell'ombroso, quando il luminoso sarà minore dell'ombroso

724. Dell'ombra dell'opaco sferico posto infra l'aria

725. Dell'ombra dell'opaco sferico posato sopra la terra

726. Delle ombre de' corpi alquanto trasparenti

727. Dell'ombra maestra che sta infra il lume incidente ed il riflesso

728. De' termini de' corpi che prima si perdono di notizia

729. De' termini de' corpi opachi

730. Come i termini de' corpi ombrosi veduti da una medesima pupilla non sono in un medesimo sito in esso corpo

731. Come quel corpo ha i suoi termini più confusi, che sarà più vicino all'occhio che li vede

732. Come si deve conoscere qual parte del corpo deve essere più o men luminosa che le altre

733. Quando gli angoli fatti dalle linee incidenti saranno più eguali, in quel luogo sarà più lume, e dove saran più disuguali, sarà più oscurità

734. Come i corpi accompagnati da ombra e lume sempre variano i loro termini dal colore e lume di quella cosa che confina colla loro superficie

735. De' colmi de' lumi che si voltano e trasmutano, secondo che si trasmuta l'occhio veditore di esso corpo